Relazioni tra le persone e tra i diversi volontari che la Provvidenza gli fece incontrare durante la sua vita: questo uno dei segreti del metodo di padre Puglisi. Mentre era parroco a Godrano, negli anni Settanta, si fece aiutare dal movimento "Presenza del Vangelo": con i loro cenacoli in paese riuscirono a spezzare la spirale di violenza che incombeva sulla comunità in provincia di Palermo. Quando padre Puglisi diventò parroco a Brancaccio chiamò in aiuto volontari, insegnanti, giovani da altri quartieri per aiutarlo a lanciare "segni" nella borgata sopraffatta dalla mafia. Si potrebbe dire che oggi, per vie misteriose, l'influenza di padre Pino continua ad avere effetti con lo stesso metodo.
Questa è una storia che può valere da esempio. Monica Volpe è una giovane professoressa che lavora in provincia di Roma (Palombara Sabina): ha conosciuto padre Puglisi attraverso il romanzo di Alessandro D'Avenia "Ciò che inferno non e' " e attraverso la biografia di Francesco Deliziosi "Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso" (che ha ispirato D'Avenia).
Ne è nato un progetto educativo che ha coinvolto diverse classi e docenti nella sua scuola e prodotto l'idea di un viaggio d'istruzione in Sicilia e in particolare sui luoghi del sacerdote-martire. Non solo: la professoressa Volpe ha anche scoperto che a Corcolle, frazione di Roma, c'è un sacerdote che conobbe Pino Puglisi come compagno di seminario.
Lo ha voluto incontrare e ne è nato questo articolo che abbiamo il piacere di ospitare sul nostro blog. Come dicevamo, questo era il segreto di 3P: relazioni tra le persone e un progetto per una pastorale d'insieme.....
di Monica Volpe
Corcolle,
frazione di Roma. Nella parrocchia san Michele Arcangelo il parroco è don
Salvatore Cassata, compagno di seminario
di don Pino Puglisi. Mi accoglie affabilmente per ricordare quegli anni
lontani. Hanno avuto la stessa formazione in seminario e condiviso esperienze.
Don Salvatore Cassata |
A Settecannoli, borgata vicino Brancaccio, vivevano nello stesso piccolo
appartamento. “Di giorno don Pino, con la sua vespa bianca, andava ad insegnare,
io lavoravo in parrocchia. Di sera, ci ritrovavamo nelle rispettive camerette,
una di fronte all’altra. Aveva sempre quel sorriso aperto a tutto e a tutti;
era un uomo normale, ma straordinario perché ha incarnato il Vangelo.
Lui ha
scelto il Vangelo di liberazione: bisogna rendere libero chi è schiavo, dare
nuova speranza ai giovani. Ha sempre fatto tutto con amore. Era una persona
normale che ha fatto ciò che era necessario fare lì dove si è trovato.
Monte Cuccio, Palermo. I seminaristi durante una escursione: Pino Puglisi è in alto con il bastone Salvatore Cassata è il primo in basso, seduto |
Ha reso
straordinario l’ordinario. Arrivato a Brancaccio, dove era nato, ha iniziato
con il recupero dei ragazzi. Ha dato loro fiducia per offrire un riscatto, una
formazione. Aveva la forza del Vangelo, la incarnava. Questo destabilizzava la
mentalità mafiosa. Abbiamo creduto insieme nello stesso messaggio di Cristo,
poi la vita ci ha divisi. Lui è rimasto lì, ed io sono stato chiamato qui a
Corcolle”.
In questa foto Pino Puglisi è l'ultimo in basso a destra. Salvatore Cassata è il secondo in alto a sinistra |
La commozione rompe la voce di don Salvatore. Le mani indicano un
libro che parla e illustra la vita di don Pino. “Se mi fossi trovato a
Brancaccio, cosa avrei fatto? Come lui. Il Vangelo non si può insegnare,
bisogna viverlo. Quando sono arrivato qui, il 15 agosto 1976, non c’era niente.
Poche anime, sfiduciate e lontane dalla fede. Case senza servizi, niente
scuole, tanti problemi quotidiani”.
Don Salvatore entra nelle case, costruisce
rapporti umani e di fede, fa incontrare la gente, la fa dialogare, partecipa a
riunioni del Comitato di quartiere. Molto lentamente raccoglie qualche frutto.
Ma anche per lui la forza del Vangelo rende straordinaria l’ordinaria
quotidianità. “Con queste mani ho lavorato il terreno che oggi vede, zolla per
zolla. Ho dovuto insistere, ma ho ottenuto il permesso di iniziare lavori per
costruire tutto ciò che oggi c’è. La chiesa, gli spazi comuni in cui accogliere
la popolazione”.
Stessa passione per i giovani, stesso spirito di sacrificio,
tanta fede in Cristo e un ricordo sempre vivo nel cuore: Don Pino Puglisi a cui
ha intitolato l’oratorio con annesso il campetto da calcio. Don Salvatore
ricorda quella giornata: tante confessioni, tanti ragazzi, ciascuno con una
maglietta con su scritto: “Col poco di tutti si fa molto”.
La chiesa di San Michele Arcangelo, Corcolle, Roma |
Don Salvatore viene
proprio dalla stessa esperienza di 3P, si sente, si riconosce.”Bisogna avere
forza e fiducia nel fare il bene. Diceva sempre che se lo faceva lui, lo
potevano fare tutti, con lo stesso spirito. Il giorno della beatificazione il
suo messaggio è arrivato fino ai confini della terra: martiri si diventa ogni
giorno; se ha saputo mantenere il sorriso anche di fronte ai suoi assassini è
perché era preparato. Ha firmato il Vangelo con il sangue. Ma è una cosa
straordinaria il martirio? No. Ogni uomo deve saper vivere questi momenti; in
ognuno di noi è nascosto padre Pino”.
Ringrazio don Salvatore per questa
testimonianza di vita e di fede e
ringrazio don Pino, che da lassù sta guidando i miei passi in maniera del tutto
provvidenziale.
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