sabato 30 agosto 2014

PADRE PUGLISI, IL SUO METODO, LA PARROCCHIA E I GIOVANI/2

PADRE PUGLISI, IL SUO METODO, LA PARROCCHIA E I GIOVANI

Materiali utili in particolare per le ricerche scolastiche
(seconda parte)



3P E LA CHIESA
Don Puglisi ha vissuto profondamente incastonato nella "sua" Chiesa, ne ha condiviso gioie e tensioni, ne ha saputo precorrere gli slanci come un pioniere, un pesce pilota.
E ha sempre rifiutato la logica della "carriera" negli incarichi diocesani. Quando qualcuno lo chiamava "monsignore", rispondeva "monsignore lo dici a tuo padre".

Figlio di un calzolaio e di una sarta, ordinato nel luglio '60 è arrivato a Brancaccio nell'ottobre del '90, con alla spalle quindi trent'anni di sacerdozio e una serie di esperienze diversissime ma tutte all'insegna del dialogo.

Negli anni Sessanta e Settanta, durante le contestazioni, Padre Pino parlava con i giovani che si professavano comunisti seduto al tavolo di una taverna quando in Italia erano feroci le contrapposizioni tra destra e sinistra.

Impartiva catechesi ma anche educazione sessuale a ragazzi e ragazze insieme quando persino l'Azione cattolica proibiva certi "contatti".

Fu parroco in diverse periferie della città ma sempre spinse la sua Chiesa in strada. E cominciò a interrogarsi sul senso della vita dell'uomo quando il Concilio Vaticano II e le sue riflessioni esistenziali erano di là da venire.

E ancora: precorse la rivoluzione dell'ecumenismo, dialogando con i protestanti a Godrano, un paese del Palermitano in cui fu parroco negli anni Settanta.

Per tutta la vita la sua attenzione, con serenità e pazienza, fu dedicata all'evangelizzazione, ai poveri, agli umili, alle persone senza voce e forse senza neanche speranza.

Si fece occhio per il cieco, piede per lo zoppo, si è fatto "tutto per tutti", per citare una delle riflessioni della Lettera ai Corinzi che gli era cara.

La gioia e l'allegria di don Pino erano contagiose come il suo senso della comunità cattolica.

Fu responsabile per Palermo e poi per l'intera regione dei Centri Vocazionali e nei campi-scuola organizzati nell'ambito delle attività di queste strutture i sacerdoti diocesani e i religiosi riuscivano a stare fianco a fianco. Gesuiti, francescani, passionisti...tutti - al di là delle esperienze precedenti e della diversa formazione - si ritrovavano nelle sue iniziative in una piena familiarità che purtroppo ancora oggi è difficile creare all'interno della Chiesa, spesso così tanto divisa nei rapporti tra i vari Ordini e le parrocchie.

Padre Puglisi amava la sua Chiesa, come una madre.
E infatti spiegava, con una battuta:
"Noi possiamo, dobbiamo criticare la Chiesa quando sentiamo che non risponde alle nostre aspettative, perché è giusto cercare di migliorarla. Ma va sempre criticata come una madre, non come una suocera!".
 (2-continua)

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