Dopo aver parlato di
ascolto, oggi voglio approfondire la scelta di povertà di padre Pino.
Un tema tornato d'attualità, all'interno del clero, dopo che Papa Francesco ha detto di volere "una Chiesa povera e per i poveri".
3P non aveva conto in banca, viveva in una casa popolare in affitto piena solo di libri, aveva una Fiat Uno comprata al mercato dell'usato. Il suo stipendio di insegnante serviva a pagare il mutuo che era stato acceso per acquistare la palazzina del centro Padre Nostro. Ciò che rimaneva era diviso per i mille bisogni dei suoi parrocchiani.
La sua era una scelta di povertà vissuta con consapevolezza francescana e non ostentata ma evidente a tutti.
Il suo frigorifero era sempre vuoto. Ma la Provvidenza si manifestava sempre sotto forma di un piatto caldo offerto da un vicino di casa o ...da una coppia di amici.
Allo stesso modo invitava tutti a pensare, ad accogliere, gli ultimi della società. Ma ultimi non soltanto per quantità di denaro.
Ecco una sua riflessione:
"Ciascuno può avere i suoi poveri a cui andare incontro, i suoi anziani, i suoi emarginati. Oggi non sono soltanto poveri quelli che non hanno denaro, ma talvolta sono più poveri quelli che non hanno chi stia accanto a loro, che non hanno amici, che sono soli, quelli che cercano consolazioni che poi non trovano e cercano di colmare la loro solitudine attraverso la droga, l'alcol e altre forme di dipendenza".
In questo filmato, tratto da una intervista per la trasmissione di Raiuno "A sua immagine", andata in onda il giorno dopo la beatificazione del 25 maggio 2013, una riflessione su padre Puglisi "morto con le scarpe rotte".
Un tema tornato d'attualità, all'interno del clero, dopo che Papa Francesco ha detto di volere "una Chiesa povera e per i poveri".
3P non aveva conto in banca, viveva in una casa popolare in affitto piena solo di libri, aveva una Fiat Uno comprata al mercato dell'usato. Il suo stipendio di insegnante serviva a pagare il mutuo che era stato acceso per acquistare la palazzina del centro Padre Nostro. Ciò che rimaneva era diviso per i mille bisogni dei suoi parrocchiani.
La sua era una scelta di povertà vissuta con consapevolezza francescana e non ostentata ma evidente a tutti.
Il suo frigorifero era sempre vuoto. Ma la Provvidenza si manifestava sempre sotto forma di un piatto caldo offerto da un vicino di casa o ...da una coppia di amici.
Allo stesso modo invitava tutti a pensare, ad accogliere, gli ultimi della società. Ma ultimi non soltanto per quantità di denaro.
Ecco una sua riflessione:
"Ciascuno può avere i suoi poveri a cui andare incontro, i suoi anziani, i suoi emarginati. Oggi non sono soltanto poveri quelli che non hanno denaro, ma talvolta sono più poveri quelli che non hanno chi stia accanto a loro, che non hanno amici, che sono soli, quelli che cercano consolazioni che poi non trovano e cercano di colmare la loro solitudine attraverso la droga, l'alcol e altre forme di dipendenza".
In questo filmato, tratto da una intervista per la trasmissione di Raiuno "A sua immagine", andata in onda il giorno dopo la beatificazione del 25 maggio 2013, una riflessione su padre Puglisi "morto con le scarpe rotte".
Non solo una scelta di
povertà, ma anche di tempo donato agli altri.
Padre Puglisi, che era figlio di un calzolaio, avrebbe potuto ripararsi da sé le suole bucate: ma preferiva dedicare il suo poco tempo ad aiutare il prossimo.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=_PdB2Y4ARYI
Padre Puglisi, che era figlio di un calzolaio, avrebbe potuto ripararsi da sé le suole bucate: ma preferiva dedicare il suo poco tempo ad aiutare il prossimo.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=_PdB2Y4ARYI
La sceltà di povertà di
padre Puglisi si era andata rafforzando soprattutto dopo il contatto col
movimento francescano Presenza del Vangelo durante gli anni Settanta.
Più che di povertà, parlerei comunque di scelta di condivisione.
Si tratta infatti per 3P di un altro aspetto della sua convinzione espressa dalla famosa frase: "E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto".
Di fronte agli squilibri sociali, se ognuno di noi condividesse qualcosa con i poveri, allora...
Riporto un pensiero di padre Puglisi che è illuminante e che mostra anche come 3P fosse sempre pronto ad accettare anche i suggerimenti degli amici.
Raccontava infatti:
"Prima dei pasti, io recitavo la preghiera: benedici, Signore, noi e il cibo che stiamo per prendere e danne anche a coloro che non ne hanno.
Qualcuno mi ha detto: non ti pare che sia uno scaricare le tue responsabilità?
Recentemente ho cercato di cambiare dicendo: Signore, fa' che condividiamo il cibo con i fratelli che non ne hanno".
Nel mio volume ho inserito anche le trascrizioni delle relazioni di padre Puglisi durante i campi scuola. Alcune di queste sono riflessioni sulle beatitudini evangeliche, definite "i nuovi comandamenti". E, a proposito di "beati i poveri", 3P dice:
"Il denaro? Il potere? Gesù invita ad avere fiducia in valori diversi. I poveri non pongono la loro fiducia nei beni della terra. E infatti solo se il bene supremo è Dio, si saprà condividere il resto con gli altri.
Gesù ha detto: cercate innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e le altre cose vi saranno date in più".
Mi piace infine riprendere un suo pensiero su ricchi e poveri. Chi di noi non ha mai pensato che i soldi (o il potere) diano la felicità? Ecco che 3P (in una delle relazioni dei campi scuola) subito obiettava:
"Ci accorgiamo, però, che proprio queste persone che hanno moltissimo, che hanno ricchezza, che hanno successo, sono gli uomini piu' vuoti, quelli piu' preoccupati, quelli che hanno meno serenità.
Spesso, proprio fra di loro sono frequenti i suicidi. Diverse volte è risultato nelle statistiche che proprio nei paesi piu' ricchi, proprio là dove c'è piu' benessere, c'è il piu' alto numero dei morti suicidi. Forse in tale contesto è sbagliato usare la parola benessere, anzi bene-essere col trattino.
Si potrebbe dire solo bene-avere, perché spesso anche se si ha di piu' non per questo si sta meglio".
Più che di povertà, parlerei comunque di scelta di condivisione.
Si tratta infatti per 3P di un altro aspetto della sua convinzione espressa dalla famosa frase: "E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto".
Di fronte agli squilibri sociali, se ognuno di noi condividesse qualcosa con i poveri, allora...
Riporto un pensiero di padre Puglisi che è illuminante e che mostra anche come 3P fosse sempre pronto ad accettare anche i suggerimenti degli amici.
Raccontava infatti:
"Prima dei pasti, io recitavo la preghiera: benedici, Signore, noi e il cibo che stiamo per prendere e danne anche a coloro che non ne hanno.
Qualcuno mi ha detto: non ti pare che sia uno scaricare le tue responsabilità?
Recentemente ho cercato di cambiare dicendo: Signore, fa' che condividiamo il cibo con i fratelli che non ne hanno".
Nel mio volume ho inserito anche le trascrizioni delle relazioni di padre Puglisi durante i campi scuola. Alcune di queste sono riflessioni sulle beatitudini evangeliche, definite "i nuovi comandamenti". E, a proposito di "beati i poveri", 3P dice:
"Il denaro? Il potere? Gesù invita ad avere fiducia in valori diversi. I poveri non pongono la loro fiducia nei beni della terra. E infatti solo se il bene supremo è Dio, si saprà condividere il resto con gli altri.
Gesù ha detto: cercate innanzitutto il regno di Dio e la sua giustizia e le altre cose vi saranno date in più".
Mi piace infine riprendere un suo pensiero su ricchi e poveri. Chi di noi non ha mai pensato che i soldi (o il potere) diano la felicità? Ecco che 3P (in una delle relazioni dei campi scuola) subito obiettava:
"Ci accorgiamo, però, che proprio queste persone che hanno moltissimo, che hanno ricchezza, che hanno successo, sono gli uomini piu' vuoti, quelli piu' preoccupati, quelli che hanno meno serenità.
Spesso, proprio fra di loro sono frequenti i suicidi. Diverse volte è risultato nelle statistiche che proprio nei paesi piu' ricchi, proprio là dove c'è piu' benessere, c'è il piu' alto numero dei morti suicidi. Forse in tale contesto è sbagliato usare la parola benessere, anzi bene-essere col trattino.
Si potrebbe dire solo bene-avere, perché spesso anche se si ha di piu' non per questo si sta meglio".
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