venerdì 12 settembre 2014
UN POST AL GIORNO VERSO IL 15 SETTEMBRE/10 - LE INCHIESTE: PADRE PUGLISI ERA DALLA PARTE DELL'ONESTA'
Il post di oggi è dedicato alle inchieste sull'omicidio di padre Puglisi, avvenuto il 15 settembre del 1993 sotto casa, a piazzale Anita Garibaldi. Per il delitto sono stati istruiti a Palermo due processi già arrivati da anni alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione.
Come mandanti sono stati condannati all'ergastolo i boss di Brancaccio dell'epoca, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano. Come esecutori il carcere a vita è stato inflitto a Gaspare Spatuzza, Nino Mangano, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone, tutti detenuti.
L'uomo che ha sparato a don Puglisi, Salvatore Grigoli, ha deciso di collaborare con la giustizia dopo l'arresto. Con gli sconti di pena, ha avuto una condanna a 18 anni. Nel luglio del 2004 ha ottenuto gli arresti domiciliari. Attualmente vive in una località segreta con la famiglia.
Nel 2009 anche Gaspare Spatuzza ha iniziato a collaborare con i magistrati. Entrambi hanno riferito nelle aule di giustizia che quell'unico incontro sotto casa, quell'ultimo sorriso che padre Puglisi rivolse loro e la sua frase "Me l'aspettavo" hanno causato nel loro animo una vera conversione spirituale. Di recente il presidente del Senato Pietro Grasso (che come procuratore antimafia raccolse per primo le confessioni di Spatuzza) ha avvalorato queste deposizioni e questi "pentimenti" ritenendoli sinceri.
Penso che la questione sia un problema tra la coscienza di Grigoli e Spatuzza e Dio stesso.
Noi possiamo solo pregare per questi fratelli. Ma di una cosa sono certo: considerato quanto abbiamo detto sul perdono (in un post precedente), la prima preghiera di padre Puglisi giunto in cielo sarà stata sicuramente per i suoi assassini.
Nelle motivazioni della sentenza della seconda sezione della Corte d'Assise di Palermo (presidente Vincenzo Oliveri, giudice a latere estensore Mirella Agliastro) si riassume così - tenendo conto del contributo di pm, testimoni e collaboratori - il movente del delitto e lo scenario di Brancaccio (il documento è depositato in cancelleria in data 19 giugno 1998):
"Emerge la figura di un prete che infaticabilmente operava sul territorio, fuori dall'ombra del campanile...L'opera di don Puglisi aveva finito per rappresentare una insidia e una spina nel fianco del gruppo criminale emergente che dominava il territorio, perché costituiva un elemento di sovversione nel contesto dell'ordine mafioso, conservatore, opprimente che era stato imposto nella zona, contro cui il prete mostrava di essere uno dei piu' tenaci e indomiti oppositori.
Don Pino Puglisi aveva scelto non solo di "ricostruire" il sentimento religioso e spirituale dei suoi fedeli, ma anche di schierarsi, concretamente, senza veli di ambiguità e complici silenzi, dalla parte di deboli ed emarginati, di appoggiare senza riserve i progetti di riscatto provenienti da cittadini onesti, che coglievano alla radice l'ingiustizia della propria emarginazione e intendevano cambiare il volto del quartiere, desiderosi di renderlo piu' accettabile, accogliente e vivibile".
Ed ecco il link a una intervista a Mirella Agliastro, il magistrato estensore delle motivazioni di questa sentenza.
http://www.siciliainformazioni.com/sicilia-informazioni/55275/pino-puglisi-nel-ricordo-di-mirella-agliastro
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Inizialmente, quando la professoressa di religione ci propose questo libro, erano pochi gli entusiasti, anzi, quasi nessuno. Forse perché quando si tratta di religione in atmosfere "ostili", come la classe, anche da credenti si è un pò titubanti, ma fatto sta che cominque comprammo il libro e organizzammo un incontro con l'autore Francesco Deliziosi. Io partecipai abbastanza impreparato all'incontro, avevo letto quasi un quarto del libro. Quell'incontro mi invogliò a riscoprire la storia di questo beato, che tanto si parla ma non si conosce bene. Ho letto il libro e mi ha trasmesso molto. Ho anche imparato alcune tecniche delle quali usufruiva 3P. Puglisi non imponeva Cristo, non imponeva la chiesa, ma ascoltava e poi dopo, quando era giusto, tirava fuori la Parola di Dio. È comprensibile che l'ignoranza della gente impediva un incontro diretto con la Parola, ma non per questo noi siamo ignoranti. Possibilmente siamo intellettuali, colti, ma non ascoltiamo gli altri e le loro problematiche, quindi come possiamo pretendere di "ascoltare" Dio se non lo facciamo con nostro fratello? 3P mi ha insegnato a relazionarmi con gli altri, ad ascoltarli e anche a evangelizzare. Ringraziamo Dio per questo dono.
RispondiEliminaGiuseppe Patti
Sciacca