Monsignor Vincenzo Bertolone, postulatore della Causa per il riconoscimento del martirio di padre Puglisi, ha inviato questo articolo in esclusiva come "incoraggiamento e ringraziamento per la nobile
iniziativa" del blog che state leggendo. Agrigentino di San Biagio Platani, mons. Bertolone è l'attuale arcivescovo di Catanzaro. Ha il grande merito di aver risposto con ulteriori ricerche, testimonianze e documenti alle richieste di approfondimento della Congregazione delle Cause dei Santi, arrivando così alla conclusione dell'iter canonico della beatificazione. In questo articolo riflette sulle possibilità di una pastorale cristiana legata al web. Anche padre Puglisi avrebbe utilizzato internet per la sua attività, se ne avesse avuto il tempo....
di mons. Vincenzo Bertolone
Chissà che cosa avrebbe pensato don Puglisi
di internet se avesse avuto il tempo di conoscerlo.
Nel 1993 i computer iniziavano ad affermarsi nella vita quotidiana, facendo timidamente capolino anche nelle parrocchie e negli oratori. Tuttavia la grande ragnatela del web era ancora lungi dall’“irretire” la società, anche se uno dei suoi padri, l’ingegnere informatico Tim Berners-Lee, l’aveva presentata al mondo con finalità precise e condividibili: <<Il Web è più un'innovazione sociale che un'innovazione tecnica. L'ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico. Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare nel mondo. Di solito noi ci agglutiniamo in famiglie, associazioni e aziende. Ci fidiamo a distanza e sospettiamo appena voltato l'angolo>>. Parole che in qualche modo il parroco di Brancaccio aveva già nel cuore, giacché era impegnato con la sua quotidiana azione pastorale da prete straordinariamente ordinario, a tradurle in realtà nella vita di ogni giorno. Convinto che in quel quartiere soffocato dalla mafia ed affidato alle sue cure fosse indispensabile riprendere fiducia in sé e nel prossimo per ripristinare le regole del vivere civile e quelle della legalità, fosse necessario imparare a conoscersi, ed a conoscere, per mettere da parte la diffidenza e scacciare il sospetto covato ai crocicchi delle strade e della vita.
Nel 1993 i computer iniziavano ad affermarsi nella vita quotidiana, facendo timidamente capolino anche nelle parrocchie e negli oratori. Tuttavia la grande ragnatela del web era ancora lungi dall’“irretire” la società, anche se uno dei suoi padri, l’ingegnere informatico Tim Berners-Lee, l’aveva presentata al mondo con finalità precise e condividibili: <<Il Web è più un'innovazione sociale che un'innovazione tecnica. L'ho progettato perché avesse una ricaduta sociale, perché aiutasse le persone a collaborare, e non come un giocattolo tecnologico. Il fine ultimo del Web è migliorare la nostra esistenza reticolare nel mondo. Di solito noi ci agglutiniamo in famiglie, associazioni e aziende. Ci fidiamo a distanza e sospettiamo appena voltato l'angolo>>. Parole che in qualche modo il parroco di Brancaccio aveva già nel cuore, giacché era impegnato con la sua quotidiana azione pastorale da prete straordinariamente ordinario, a tradurle in realtà nella vita di ogni giorno. Convinto che in quel quartiere soffocato dalla mafia ed affidato alle sue cure fosse indispensabile riprendere fiducia in sé e nel prossimo per ripristinare le regole del vivere civile e quelle della legalità, fosse necessario imparare a conoscersi, ed a conoscere, per mettere da parte la diffidenza e scacciare il sospetto covato ai crocicchi delle strade e della vita.
Avesse avuto modo di vivere ancora tra
i suoi parrocchiani, il Beato avrebbe probabilmente fatto di internet uno
strumento al servizio del suo ministero e della persona, da sempre e comunque
al centro di ogni idea e di ogni azione. E c’è da giurare che, con l’ironia che
gli era propria, si sarebbe preso in giro di fronte al progresso della tecnologia,
ma ne avrebbe fatto uso, un buon uso, per fare “rete”, accorciare le distanze,
unire i cuori.
Oggi, nel sito che di lui porta il
nome fin nel dominio, in qualche modo si colma un vuoto. Si restituisce al parroco
di Brancaccio la possibilità di comunicare al mondo intero la forza di una
testimonianza che nel sangue d’un martirio ordinato ed eseguito in ambito
mafioso ha dimostrato, inequivocabilmente, quanto sia importante, per tutti e
per ciascuno fare la propria parte. Senza cedimenti, con fede e coraggio,
seguendo gli insegnamenti del Vangelo.
Attraverso il web il Beato parla a
quanti, ai quattro angoli del pianeta, nell’anonimato e nel silenzio, con
umiltà e grande dignità, come lui soffrono l’assalto del male per non aver
voluto rinunciare a Cristo, per non aver voluto chinare il capo di fronte alla
violenza della mafia per essersi semplicemente proposti di fare al meglio e con
onestà il proprio lavoro e di vivere in ugual modo la propria esistenza. Proprio come don Pino Puglisi.
Da oggi, per saperne di più, per
respirarne il profumo di santità, basta un clic. E sembra già di vederlo, padre
Pino, mentre sorride pigiando il tasto del suo computer…
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Queste persone non si sentano più sole e abbandonate. Non lasciamoli mai soli.L'ora più buia anche per Gesù è stata quando è rimasto solo. Vinciamo questa minaccia e facciamo sentire agli oppressi della mafia o di qualunque criminalità la nostra vicinanza
RispondiEliminaCarmine Garripoli
Ho iniziato l'anno scolastico, come ormai faccio da anni ,come fosse una benedizione, parlando di lui ai miei alunni ... tengo la sua foto nel portafogli... monsignor Bertolone è il mio vescovo e ha fatto tanto per la sua beatificazione!
RispondiEliminaAnna Rotundo