“Un sacerdote esemplare…hanno cercato di sconfiggerlo,
uccidendolo. Ma è lui che ha vinto!”. Il terzo omaggio di un Papa a Padre
Puglisi è quello di Bergoglio. Dopo aver esaminato gli interventi di Giovanni
Paolo II e di Benedetto XVI in due post precedenti,
ecco le parole di Francesco, tutti i suoi interventi contro le mafie e il suo commosso elogio del
parroco-martire di Brancaccio, tributato in più occasioni. L’anatema contro i
mafiosi “scomunicati” pronunciato in Calabria è stato senz’altro frutto
dell’approfondimento che Bergoglio ha condotto tra 2013 e 2014 anche attraverso
la figura di padre Puglisi. Fino ad arrivare alla convinzione espressa numerose
volte dal Papa: la Chiesa ha il dovere
di condannare la mafia, prendendo esempio da coloro che hanno sacrificato la
propria vita per opporsi alla violenza dei boss.
Il primo impatto col racconto del martirio di padre Puglisi
per Bergoglio risale al 20 maggio 2013, poco più di due mesi dopo l’elezione. Ricevendo
i vescovi siciliani nella visita ”ad limina” lo ha indicato come un «esempio da
seguire nell'affermare i valori umani e cristiani contro chi li calpesta con la
criminalità». Il Papa ha detto ai presuli anche che «la testimonianza di don
Puglisi e le parole di Giovanni Paolo II segnano un punto di non ritorno
nell'impegno della Chiesa contro la mafia». La «mentalità malavitosa» impone
alla Chiesa, ha spiegato, di «dare una testimonianza più chiara ed evangelica».
Un impegno che deve continuare per tutti i vescovi e i sacerdoti siciliani.
Durante quell’udienza i vescovi hanno poi posto a Francesco un problema
ricorrente in particolare nell'Agrigentino e nel Trapanese: quello dei funerali
dei boss. Funerali che non possono essere celebrati in Chiesa. Una vicenda che
hanno affrontato in passato alcuni vescovi, chiudendo ai capimafia le porte
delle cattedrali. La loro posizione ieri è stata condivisa anche dal Pontefice,
perché «i mafiosi non accettando il messaggio evangelico si pongono
direttamente fuori dalla Chiesa»
L’intervento più famoso di Francesco su padre Puglisi è quello
dopo l'Angelus di domenica 26 maggio 2013, il giorno successivo alla
beatificazione al Foro Italico di Palermo. Ecco le sue parole:
“Cari fratelli e sorelle,
ieri, a Palermo, è stato proclamato Beato, Don Giuseppe
Puglisi, Sacerdote e Martire, ucciso dalla mafia, nel 1993! Don Puglisi è stato
un Sacerdote esemplare, dedito specialmente alla Pastorale Giovanile. Educando
i ragazzi secondo il Vangelo, li sottraeva alla malavita, e così questa ha
cercato di sconfiggerlo, uccidendolo... In realtà, però, è lui che ha vinto,
con Cristo Risorto! Io penso a tanti dolori di uomini e donne, anche di
bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che li sfruttano facendo fare loro
un lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni
sociali... Dietro a questi sfruttamenti, dietro a queste schiavitù, ci sono
mafie! Preghiamo il Signore, perché converta il cuore di queste persone! Non
possono fare questo! Non possono fare di noi, fratelli, schiavi! Dobbiamo
pregare il Signore! Preghiamo perché questi mafiosi, e queste mafiose, si
convertano a Dio, e lodiamo Dio per la luminosa testimonianza di Don Giuseppe
Puglisi, e facciamo tesoro del suo esempio!”.
In quell’occasione –
ero ospite della trasmissione domenicale di Raiuno “A sua immagine” – ho fatto
notare come l’intervento di Bergoglio, integrato a braccio, si inserisse nella grande
tradizione di Giovanni Paolo II e quali affinità legassero la visione di Chiesa
“povera e per i poveri” di Francesco e quella di padre Puglisi (sulle affinità
tra i due a questo link
trovate un articolo di approfondimento).
Un’altra occasione per Bergoglio di parlare di padre Puglisi
è arrivata il 29 maggio del 2013. Al termine dell’udienza generale Papa
Francesco ha incontrato il cardinale Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, e il
vescovo ausiliare monsignor Carmelo Cuttitta. Spontaneamente con un gesto di
devozione ha preso tra le mani il reliquiario d’argento con un frammento d’ossa
del Beato e lo ha baciato. Bergoglio ha raccontato di aver visto in tv le
immagini della cerimonia per la beatificazione del sacerdote. Nell’occasione si
è complimentato per la bellezza e l’intensità del rito, ha avuto poi parole di
incoraggiamento e di speranza. «Il Santo Padre ci ha anche detto che don
Puglisi è un beato dei nostri tempi, una figura importantissima non solo per la
terra di Sicilia, ma per la Chiesa universale - racconta monsignor Cuttitta -.
Un valido punto di riferimento”.
E passiamo alla Giornata per le vittime della mafia del 21
marzo 2014. Come tutti ricorderanno, Papa Francesco è arrivato nella parrocchia
romana di San Gregorio VII mano nella mano con l’organizzatore, don Luigi
Ciotti, fondatore di Libera, che – in un incontro precedente – lo aveva
invitato alla manifestazione.
(Per chi vuole leggere cosa scrive don Ciotti di padre
Puglisi ecco il link giusto
In chiesa, circa 900 familiari in rappresentanza delle oltre
15 mila persone che hanno perso un loro caro per mano della violenza mafiosa e
tra loro anche familiari di padre Puglisi.
Papa Bergoglio con i fratelli di padre Puglisi, Gaetano e Francesco |
Ecco alcune frasi pronunciate da Bergoglio: «Non posso
finire senza dire una parola ai grandi assenti di oggi, ma protagonisti: uomini
e donne di mafia, per favore cambiate vita! Convertitevi, fermate di fare il
male! Noi preghiamo per voi: convertitevi, ve lo chiedo in ginocchio, è per il
vostro bene», ha ripetuto il Pontefice. «Questa vita che vivete - ha continuato
con voce profonda Francesco - non vi darà felicità, gioia. Potere e denaro che
avete adesso da tanti affari sporchi, dai crimini mafiosi sono denaro
insanguinato, potere insanguinati, non potrai portarlo all’altra vita». Qualche
secondo di pausa, poi Papa Bergoglio conclude il suo discorso: «Convertitevi.
C’è tempo per non finire nell’inferno, che è quello che vi aspetta se non
cambiate strada. Avete avuto un papà e una mamma, pensate a loro e
convertitevi».
Mi permetto di aggiungere che ad aprile 2014 ho ricevuto una
lettera di ringraziamento (foto sopra) da parte del Santo Padre per l’invio della mia
biografia su Padre Puglisi (prefazione di don Ciotti). Vi si legge che il Papa
“auspica che il carisma di educatore dei giovani del nuovo Beato e la forza
della sua fede portino frutti abbondanti di conversione e di pace”.
La folla a Sibari in Calabria per la messa del Papa |
Con tutte queste premesse, è più semplice comprendere la
forza dell’anatema pronunciato dal Papa il 21 giugno 2014 durante la visita
alla diocesi di Cassano allo Ionio in Calabria:
la 'ndrangheta è "adorazione del male e disprezzo del bene
comune", è un "male" che "va combattuto, va
allontanato", anche dalla Chiesa che "deve sempre di più spendersi
perché il bene possa prevalere". Le parole chiare che chiedeva la gente
ferita dalla criminalità in Calabria, papa Francesco le pronuncia nel corso
della messa celebrata a Sibari, ultima tappa del suo viaggio. E Bergoglio
pronuncia a braccio (come fece Wojtyla ad Agrigento) anche la sentenza che
tanti invocavano: gli uomini della 'ndrangheta, dice, "non sono in
comunione con Dio, sono scomunicati". Un'espressione che non era prevista nemmeno
nell'integrazione del testo ufficiale, che era stata distribuita ai giornalisti
poco prima che il Pontefice iniziasse a parlare e che già conteneva i passaggi
più duri nei confronti dei mafiosi. Termini che, probabilmente, Francesco ha
maturato nel corso della sua giornata calabrese. La diocesi guidata dal
segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, infatti, era stata
in pochi mesi lo scenario di due efferati delitti. Quello del piccolo Cocò
Campolongo, il bimbo di 3 anni ucciso e bruciato, nel gennaio scorso, insieme
al nonno dalle cosche della ‘ndrangheta. E quello di padre Lazzaro Longobardi,
ucciso dopo aver scoperto dei furti di denaro nella canonica. Il Papa, nel carcere di Castrovillari, ha incontrato sia i
famigliari del piccolo Cocò, sia il giovane rumeno accusato dell’omicidio del
sacerdote.
Il Papa durante la messa a Sibari durante la quale ha ribadito che i mafiosi sono scomunicati |
“Quando non si adora il Signore – ha affermato Bergoglio nell’omelia
pronunciata nella piana di Sibari – si diventa adoratori del male, come lo sono
coloro i quali vivono di malaffare e di violenza e la vostra terra, tanto
bella, conosce i segni e le conseguenze di questo peccato. La ‘ndrangheta è
questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male – ha
scandito con forza il Papa – va combattuto, va allontanato. Bisogna dirgli di
no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre di
più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi.
Ce lo domandano i nostri giovani, bisognosi di speranza. Per poter rispondere a
queste esigenze, la fede ci può aiutare”. Al termine della sua omelia il Papa
ha invitato i fedeli presenti a “rinunciare agli idoli del denaro, della
vanità, dell’orgoglio e del potere” e “al male in tutte le sue forme”. E ai
giovani “che vogliono mettersi in gioco e creare possibilità lavorative per sé
e per gli altri”, il Papa ha rivolto il monito finale: “Non lasciatevi rubare
la speranza! Opponetevi al male, alle ingiustizie, alla violenza con la forza
del bene, del vero e del bello”. Da lassù padre Puglisi osserva e sorride.
Questa maturazione della coscienza ecclesiale sui temi della mafia è anche frutto
del dono del suo sangue.
RIPRODUZIONE RISERVATA DEL TESTO
Uccidendolo ne hanno fatto un eroe, anche se da vivo con determinazione e coraggio ha affrontato la malavita e ha cercato di estirpare il male soprattutto nei giovani. Nato eroe e morto da martire.
RispondiEliminaMaria Demichele