Padre Puglisi col cardinale Pappalardo che lo aiutò negli anni Settanta nella sua battaglia per i poveri dello Scaricatore |
Aiutare i poveri non solo in modo materiale, con l'assistenza immediata, ma spingendo i bisognosi a ritrovare la loro dignità attraverso la conquista di una casa e di un lavoro. Non dare il pesce all'affamato ma insegnargli a pescare.
Il post di oggi si collega al precedente (clicca qui) in cui abbiamo descritto la scelta di povertà di padre Pino Puglisi e il suo insegnamento sul bene-essere che si trasforma in un bene-avere, nella civiltà del consumismo sfrenato che trascura gli ultimi. Vedremo come 3P già negli anni giovanili applicò la sua pastorale di promozione umana ad un caso concreto, mostrando tutta la sua passione per il riscatto sociale degli emarginati.
Ci occupiamo infatti di uno degli aspetti meno conosciuti dell'attività sacerdotale di padre Puglisi: la sua esperienza allo "Scaricatore" negli anni Settanta. Si tratta di un fazzoletto di terra malsana e paludosa a destra di via Tiro a Segno, la strada che collega corso dei Mille con piazza Sant'Erasmo, nella periferia orientale di Palermo. Ancora oggi un muro (a destra nella foto) nasconde questa spianata, vicina al letto del fiume Oreto (in azzurro nella mappa sotto), che in quegli anni ospitava una bidonville.
Tante casette di una sola stanza, con i muri di pietre rabberciate, tenuti insieme da assi di legno e lamiere. Con i bambini che giocano per strada, in mezzo al fango. Una "favela" sudamericana precipitata a Palermo. Guarda caso, sono gli stessi luoghi dove oggi il missionario laico Biagio Conte ha fondato due dei suoi centri per aiutare i bisognosi (via Tiro a Segno e via Decollati).
Biagio Conte incontrò padre Puglisi proprio il giorno dell'omicidio |
Negli anni Settanta, padre Puglisi si trovò a portare la parola di Cristo in questi tuguri, tra gli ultimi della città. In collaborazione con le Assistenti sociali missionarie (Agostina Aiello), un altro sacerdote (mons. Francesco Pizzo) e gruppi di giovani volontari, 3P condusse una serie di battaglie civili per questo rione. Collaborando anche con laici o sindacalisti della Cgil, atei dichiarati e operatori sociali esterni alla Chiesa: con loro, affermava, voleva "compiere dei tratti di viale in comune verso l'obiettivo dei diritti civili" (citazione da una famosa affermazione di Papa Giovanni XXIII).
Esistono ancora i verbali delle riunioni in cui i ragazzi (volontari che arrivavano da altri quartieri più ricchi di Palermo) esprimono tutta la voglia di cambiamento degli anni Settanta, la spinta politica verso una giustizia sociale. E l'attenzione agli emarginati ispirata dal Concilio Vaticano II insieme con la voglia di riscatto contro le diseguaglianze di questa terra. Il vento del Sessantotto era infatti arrivato anche a Palermo, pur con tutte le sue contraddizioni. Tra i ragazzi e il sacerdote si discute del film Jesus Christ Superstar e della Primavera di Praga….
Quanto agli ultimi, ecco una frase di padre Puglisi riportata in uno dei verbali:
"Per i cristiani è necessaria una vera e profonda cultura religiosa. Infatti essa è indispensabile per noi che siamo chiamati a continuare l'opera di Gesù, liberando noi e gli altri dal Male che è odio, sopraffazione, ingiustizia".
Questa interessante definizione del Male, centrata sulla dimensione sociale, richiede un antidoto dello stesso tipo. La strada della liberazione per i poveri, secondo "3P", passava infatti dalla riconquista della propria dignità:"L'opera dei volontari- sostiene Puglisi durante la riunione - consiste allora nel ridare ai poveri la loro dignità, solo così potranno liberarsi dal male".
Commenta lo storico della Chiesa, don Francesco Stabile: "Considerando l'attività allo Scaricatore, risulta evidente che padre Puglisi fu tra i tanti preti, soprattutto giovani, e laici che negli anni del dopo-Concilio tradussero l'istanza di evangelizzazione in una decisa attività sociale e in una scelta preferenziale per i poveri. Nelle borgate degradate della città si organizzavano i volontari, si faceva il doposcuola per i bambini sulla scia di don Milani, si mobilitava la gente sulle lotte per la casa e il lavoro".
In un altro verbale delle riunioni (scritto da una giovane volontaria) si legge: "Padre Puglisi ha affermato che noi dovremmo metterci con il povero e avere l'indispensabile assieme a lui. E ha fatto l'esempio di San Francesco e Gesu' Cristo che hanno voluto predicare la povertà perché annunciavano la gioia e la salvezza che da essa proviene. A questo proposito Padre Puglisi ha citato la seguente frase (dal Libro dei Proverbi, nda): Signore, non mi dare né ricchezza, né miseria, ma dammi soltanto quello che è necessario al vitto quotidiano affinché non mi insuperbisca. Padre Puglisi infine ha fatto presente che è necessario aiutare il povero a raggiungere la libertà dalla miseria".
Ed ecco che anche le battaglie civili di Brancaccio - vent'anni dopo - si collegano a questa passione (già forte negli anni giovanili) di 3P per il riscatto degli emarginati: il suo obiettivo di prete povero è "ridare dignità ai poveri". Per questo, quando fondò il centro Padre Nostro a Brancaccio, volle definirlo non un centro di assistenza ma un "centro di promozione umana" (anche se la distribuzione di cibo era pure attiva, vista la situazione di indigenza di diverse famiglie).
Evangelizzazione e promozione umana sono inscindibili nella vita e nella pastorale di padre Puglisi, tanto da poter dire che quella "e" da congiunzione diventa "è", voce del verbo essere: il Vangelo si incarna nei volti dei poveri per ridare loro la dignità di uomini. Come sottolinea oggi Papa Bergoglio, "nella sofferenza degli ultimi si tocca con mano la carne di Cristo". E, per dirla ancora con Francesco, "è giusto che ognuno abbia terra, casa e lavoro".
La battaglia dello "Scaricatore" durò anni, con l'aiuto anche di un comitato civico degli abitanti e dei sindacati. Ci furono incontri col sindaco dell'epoca. Sit-in e blocchi stradali a Sant'Erasmo. Padre Puglisi convinse anche il cardinale Salvatore Pappalardo ad andare in visita nel quartiere-ghetto di Palermo, dove celebrò una messa all'aperto.
Tra il '75 e il '76 per gli abitanti si ottennero le case popolari nel rione Medaglie d'Oro, dopo lunghe pressioni sull'amministrazione comunale per il completamento delle costruzioni e soprattutto per gli allacciamenti fognari. Le ruspe del Comune, per evitare altre occupazioni di senzacasa, buttarono giù le catapecchie dello Scaricatore. Si costruì infine quell'alto muro con in cima cocci di bottiglia, parallelo a via Tiro a Segno, che ancora oggi nasconde la palude che fu la casa dei più disperati di Palermo. E ancora oggi riserva immagini di degrado.
Via Tiro a Segno oggi: il rudere di un asilo nido comunale mai finito |
Piazza Sant'Eramo a Palermo, dove sbocca via Tiro a Segno |
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TUTTE LE CITAZIONI SONO TRATTE DA F.DELIZIOSI "Pino Puglisi - il prete che fece tremare la mafia con un sorriso" (Rizzoli)
La vera carità aiuta l'altro ad essere libero! Padre Puglisi prega per noi perchè diventiamo veri testimoni del Vangelo.
RispondiEliminaMimma Cinà
Molto bello e significativo!!!...
RispondiEliminaCarlo Del Bello
Non ci saranno più preti come lui. L'ho conosciuto bene io, ero una sua allieva e lo amavo tanto (amore fraterno) e se fosse ancora tra noi farebbe tanto, ma tanto bene anche se lui non possedeva nulla.
RispondiEliminaSusanna Siracusa
Scaricatore vera bidonville dove si giocava nella sporcizia ,dove politici si giravano dall'altra parte padre pugliesi ha fatto molto per i ragazzi rio
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