Un gruppo dei ragazzi in viaggio d'istruzione con la prof. Volpe davanti alla tomba di padre Puglisi in cattedrale a Palermo |
La trasformazione delle coscienze e la maturazione della spiritualità: sono questi i due "fili rossi" che legano l'attività di padre Pino Puglisi nelle sue varie esperienze fino alla sera dell'omicidio. E, a ben guardare la storia dal 1993 ai giorni d'oggi, sembrerebbe di vedere un prolungamento di questi fili rossi. In tanti si sono accostati a questa figura e ne sono rimasti come "contagiati".
Un esempio concreto arriva da Monica Volpe: è una giovane professoressa che lavora in provincia di Roma (Palombara Sabina). Ha conosciuto padre Puglisi attraverso il romanzo di Alessandro D'Avenia "Ciò che inferno non e' " e attraverso la biografia di Francesco Deliziosi "Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso" (che ha ispirato D'Avenia, come lui stesso scrive alla fine del romanzo).
Dai libri è nato un progetto educativo che ha coinvolto diverse classi e docenti nella sua scuola e ha prodotto anche l'idea di un viaggio d'istruzione in Sicilia, in particolare sui luoghi del sacerdote-martire. La professoressa Volpe ha ora inviato a questo blog un resoconto di questo particolarissimo viaggio con una serie di toccanti pensieri dei ragazzi. La ringraziamo e con grande piacere pubblichiamo il suo articolo.
di Monica Volpe
3P l' ho
conosciuto leggendo l'ultimo romanzo di Alessandro D'Avenia, "Ciò che
inferno non è"; gli ultimi tempi
storici di don Pino a Brancaccio si intrecciano con quelli narrativi di
Federico, un adolescente palermitano abbagliato dal sorriso di don Pino e per
lui disposto a cambiare la propria vita. Stessa scoperta l'ho proposta ai miei
alunni, ragazzi di terza media, spaventati all'inizio per una lettura che
sembrava impegnativa; esaltati alla fine per ciò hanno letto prima e vissuto
poi, durante il campo scuola a Palermo, sui luoghi di padre Pino.
Diciamo
che catturare la mia attenzione per don Pino è stato semplice.
L'approfondimento della conoscenza è passata, per me, attraverso il saggio di
Francesco Deliziosi, "Pino Puglisi, il sacerdote che fece tremare la mafia
con un sorriso". Da lì è entrato
nella mia pelle. Ma gli adolescenti, quelli che la società spesso bolla come
superficiali, quelli che oggi si consumano il cervello sui social e nella vita
reale hanno pochi amici, quelli che non hanno voglia di studiare perchè la
scuola è una tortura... Bhè, lì sì che c' è da lavorare, ma meno di quanto
pensiate.
Lo so io, che lavoro da parecchio con i giovani, lo sapeva don Pino,
che vedeva nei ragazzi la forza del cambiamento. Per questo ho deciso di
pubblicare alcuni pensieri scritti dai miei alunni nei temi, al ritorno del
campo scuola in Sicilia, dopo aver visto i luoghi di don Pino, la scuola media
nata a Brancaccio nel 2000, le vie del quartiere in cui ha vissuto ed è morto.
Sì, perché veramente per noi è stato un incontro, più che una classica visita
culturale. In cattedrale, questa è stata la loro espressione guardando la
navata di sinistra: "Prof, c'è don Pino!". Per un tredicenne il verbo "essere"
ha una valenza di significato diversa che per un adulto, inconsapevolmente
heideggeriana: la vera essenza dell'Esserci è l'esistenza, che va distinta
dalla semplice presenza. Eppure si trovavano di fronte ad una tomba, ma per
loro, per noi c'era, c'è don Pino.
Padre Puglisi serve a tavola i suoi ragazzi durante un campo scuola |
Asia
scrive che è rimasta particolarmente colpita dall'amore che provava verso la
madre: "don Pino ha un rosario sempre in tasca; era della madre, con cui
parla. Lei gli dice di non aver paura, che è sempre con lui. Riesco, così, a
capire quanto è importante l'amore per i genitori, per chi ti è vicino, per
Dio. Un amore incontaminato e sincero, solo amore puro. Amore e fede per
affrontare senza paura la vita. Com'è elementare la vita quando la
semplifichiamo con l'amore".
Il giovane Pino (il bimbo più piccolo) con la madre e gli altri familiari |
"Oggi
capisco che la cultura può salvare; è una grande opportunità da non perdere.
Don Pino ha lasciato la sua vita sulle strade di Brancaccio pur di dare ai
ragazzi una scuola. Se penso a quante volte io non vorrei andare! Sono più
consapevole di me, dei miei doveri. Non ho più paura di essere giudicata, devo
essere me stessa, quindi sono cambiata molto". Eleonora.
"Don
Pino", scrive Riccardo, "ha cercato di far nascere l'acqua nelle vie
dell'arsura, l'albero nel cemento della città, il cielo nella strada, il
paradiso nell'inferno. Ha cercato di portare una parola di conforto e insegnare
che qualcosa di migliore ci può essere nella vita. Ha portato in quella città
l'armonia nei bambini".
Ad Alessia
è rimasto in mente il coraggio con cui don Pino affronta tutte le difficoltà
che gli si presentano davanti. "È come se il suo coraggio lo avessi preso
io! Non mi scorderò mai una sua frase: 'Se ognuno fa qualcosa, possiamo fare
molto'. É diventata il mio motto!".
"Ho
capito che devo imparare ad allargare lo spazio sacro del mio cuore, quello in
cui c'è posto per l'amore. É la lotta più antica del mondo: far vincere il bene
e confinare il male oltre lo spazio vitale. Il mio impegno da oggi sarà
questo", Flavio.
Sono solo
alcuni estratti dei testi scritti dai miei alunni. Se anche uno solo di loro
fosse stato segnato positivamente da questo percorso sarebbe comunque valsa la
pena di lavorare tanto. Ma poiché so bene che questi ragazzi, come tanti altri,
sono lontani dalla retorica celebrativa e non sono capaci di fingere ciò che
non pensano o provano, sono felice di essere stata un mezzo, un canale
attraverso cui far arrivare loro la voce e l'insegnamento di don Pino Puglisi.
Padre Puglisi celebra nella chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi a Palermo |
Spero che tutti i docenti abbiano lo stesso tuo fervore per far riscoprire i veri miti!
RispondiEliminaAlessandro Alette