Un'immagine della cerimonia di beatificazione (25 maggio 2013) |
Lo ha ribadito, venerdì sera, a Carlentini (SR), nella chiesa Santa Tecla, durante la presentazione del suo libro “Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso” edito da Rizzoli, il giornalista Francesco Deliziosi, capo redattore del Giornale di Sicilia, allievo e amico di Padre Puglisi che dopo la sua uccisione si è dedicato a mantenerne viva la memoria.
L’iniziativa è stata promossa e organizzata dall’Ucsi di Siracusa (Unione Stampa Cattolica) e dalla parrocchia Santa Tecla in collaborazione con l’associazione “Radio Una Voce Vicina” e inserita nel programma degli eventi realizzati in occasione delle celebrazioni del venticinquesimo anniversario della fondazione della Parrocchia.
Don Luca Gallina, Francesco Deliziosi e don Paolo Buttiglieri |
L’incontro, moderato da Salvatore Di Salvo, presidente provinciale dell’Ucsi di Siracusa, è stato aperto con i saluti del parroco della chiesa Santa Tecla don Luca Gallina, del presidente dell’associazione “Radio Una Voce Vicina” Michele Ruma e del consulente ecclesiastico Ucsi Sicilia don Paolo Buttiglieri che ha introdotto la presentazione del volume. Presenti tutti i rappresentanti delle associazioni di volontariato, culturali e sportive di Carlentini e Lentini e anche il vice sindaco del comune di Carlentini Angelo Ferraro e il sindaco di Lentini Alfio Mangiameli. “Per noi giovani sacerdoti – ha detto nell’introduzione il parroco della chiesa Santa Tecla don Luca Gallina – don Pino Puglisi è un punto di riferimento e un testimone. È un maestro e ci dice che il vangelo e la legalità vanno insieme, che in questo modo si può costruire una società diversa, una società migliore”.
Successivamente è intervenuto l'autore, Francesco Deliziosi, giornalista e caporedattore del "Giornale di Sicilia", che fu allievo di Don Puglisi al liceo, e lo accompagnò in seguito nelle sue esperienze nel quartiere di Brancaccio. Ha fatto parte anche della Commissione diocesana per l'istruzione della causa di beatificazione di Don Puglisi, ed ha collaborato col postulatore, Mons. Bertolone, fino al riconoscimento del martirio da parte della Chiesa. "Grazie alla parrocchia Santa Tecla, all’Ucsi di Siracusa e alla Radio Una voce Vicina per l'invito e la sensibilità che ha nell'organizzare queste iniziative – ha esordito Deliziosi - e grazie anche a tutti i presenti e a chi ci ospita in questa accogliente chiesa. Io ho conosciuto Don Puglisi a scuola, perché era mio insegnante di religione, veniva a 'strapparci' dalla nostra apatia, dai nostri vizi, e invitava i ragazzi a riflettere di più e meglio. Era una persona ironica ed autoironica ed accettava le nostre 'prese in giro'. A volte lo prendevamo in giro anche per le sue grandi orecchie ed il suo aspetto e lui stava sempre allo scherzo, dicendo che quelle orecchie così grandi servivano ad ascoltarci meglio. In tutta la sua vita – ha proseguito l'autore – ci furono tante battute che lui usava per sdrammatizzare. Sono diversi gli aneddoti raccontati nel libro, era infatti una persona che non si tirava mai indietro di fronte alle difficoltà"
Deliziosi poi si è soffermato sull'esperienza di Don Puglisi nel quartiere di Brancaccio di Palermo dove approdò ad ottobre del 1990 diventando parroco; nel libro però, si parla della sua attività anche prima di arrivare in quella parrocchia, perché lui fu ordinato sacerdote negli anni '60. Quando affrontò gli assassini prima di morire, gli sorrise e disse: "Me lo aspettavo." Deliziosi ha anche ricordato che, nel 1990, lui e la moglie frequentavano la parrocchia di Brancaccio e quindi erano a stretto contatto anche con Don Puglisi; l'autore ha denominato l'opera "un libro in presa diretta", che racconta tante cose vissute in prima persona. C'è una frase che Padre Puglisi ripeté più volte quando ancora non si era riusciti a far sorgere la Scuola Media nel quartiere di Brancaccio, (e che fu realizzata, solo dopo il suo omicidio). Diceva don Puglisi: "A qualcuno fa comodo che l'ignoranza continui perché con l'ignoranza continua l'illegalità."
Padre Puglisi parlava a tutti e non solo ai cattolici. Successivamente è scaturito un interessante dibattito con i presenti che hanno posto i loro interrogativi e le loro curiosità all'autore, esprimendo anche alcune riflessioni profonde su temi come la legalità e la lotta alla criminalità organizzata, ancora molto attuali. La causa di beatificazione ha dovuto affrontare vari problemi, come ha spiegato l'autore, perché ci si chiedeva se fosse possibile pensare che potesse essere un martire una persona uccisa da cristiani battezzati nella sua Chiesa e che tali si professavano. "In tal senso, - ha affermato l'autore - un grazie particolare va a Mons. Bertolone che ha lavorato molto per riuscire a superare questo problema. I mafiosi venendo battezzati all'atto dell'ingresso in Cosa Nostra, è come se entrassero a far parte di un altro mondo e di un'altra religione. Dopo il delitto i vescovi siciliani hanno messo su carta nero su bianco che mafia e vangelo sono incompatibili e Bertolone ha quindi dimostrato che Puglisi è un martire perché i mafiosi non sono più dei cristiani. I mafiosi – ha concluso - come tutti gli appartenenti ad associazioni criminali non sono cristiani ma scomunicati,lo ha ricordato anche il Papa di recente. Giunti a questa conclusione, ecco spiegato come don Puglisi sia stato dichiarato martire."
“Quella di Padre Puglisi, a ventidue anni dalla sua morte, è una testimonianza che ci dice, come è ben sottolineato nel libro di Deliziosi - ha detto il consulente ecclesiastico dell’Ucsi Sicilia don Paolo Buttiglieri - che non c’è possibilità di legame tra mediocrità e santità”. È una sfida per tutti, a prescindere dal mestiere, dalla professione, dall’impegno”. Il giornalista Francesco Deliziosi prima di presentare il libro ha visitato l’aula Falcone” realizzata all’interno del Liceo classico “Gorgia” di Lentini ed è stato accolto dal dirigente scolastico Prof. Giovanni Bonfiglio. Sabato, invece, il capo redattore del Giornale di Sicilia Francesco Deliziosi e il consulente ecclesiastico dell’Ucsi di Sicila don Paolo Buttiglieri hanno tenuto a Siracusa nel Salone “Ettore Baranzini”- Santuario della Madonna delle Lacrime un corso di aggiornamento per la formazione dei giornalisti (di fronte a circa 70 colleghi) sul tema “Informazione sociale e religiosa - Da don Bosco a don Puglisi: educare e comunicare agli uomini e alle donne del loro tempo”. Il corso era organizzato dalla sezione provinciale dell’Unione Cattolica della Stampa Italiana di Siracusa, dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e dall’Ordine Regionale dei Giornalisti di Sicilia. Il corso è stato aperto dal segretario provinciale dell’Assostampa Damiano Chiaramonte, dal consigliere nazionale dell'Ordine Santo Gallo e dal presidente provinciale dell’Ucsi Salvatore Di Salvo. Durante le relazioni è emerso che tra don Bosco e don Puglisi ci sono numerosi “fili rossi” che li uniscono: l’amore per il prossimo, gli ultimi, gli emarginati, la capacità di educare i giovani.. Don Bosco fa nascere gli oratori per la formazione permanente finalizzata all’istruzione dei ragazzi, diede vita al primo contratto di lavoro in Italia. Don Puglisi, per togliere braccia alla mafia di Palermo costituisce il centro Padre Nostro.
Don Paolo Buttiglieri, Salvo Di Salvo dell'Ucsi, il vescovo Salvatore Pappalardo, Francesco Deliziosi |
A conclusione del corso, i due relatori sono stati ricevuti dall’arcivescovo di Siracusa S.E. Rev.ma Mons. Salvatore Pappalardo che ha espresso apprezzamento per le iniziative, ricordando di aver partecipato sia ai funerali di don Puglisi che alla cerimonia di beatificazione il 25 maggio 2013.
Comunicato dell'Ucsi rilanciato dall'Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana, dal Giornale di Sicilia e da gds.it, da numerosi siti di informazione di Siracusa e provincia.
grande, memore, vivo e vegeto: santo subito
RispondiEliminaGiuseppe Crimaldi
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RispondiEliminaAlessandro De Luca