La regista francese Emmanuelle Nobecourt-Burel |
Sopralluoghi e colloqui a Palermo in questi giorni di metà luglio per Emmanuelle Nobecourt-Burel, regista parigina. Per conto del secondo canale della tv statale francese realizzerà un documentario di mezz'ora su padre Pino Puglisi. L'iniziativa fa parte di una mini-serie in quattro puntate dal titolo "I Cristiani che resistono" e andrà in onda tra le trasmissioni di argomento religioso che vengono realizzate da quel canale.
La sua proposta su padre Puglisi è stata accettata nell'ambito di un concorso a tema che ha visto alcune decine di istanze. Emmanuelle Nobecourt ha incontrato Gaetano Puglisi, il fratello maggiore del sacerdote, a Selinunte. E poi a Palermo Pino Martinez, uno dei volontari dei tempi di Brancaccio (gli fu bruciata dalla mafia la porta di casa), Maurizio Artale, presidente del Centro Padre Nostro e Francesco Deliziosi, giornalista, allievo e autore per Rizzoli della biografia "Pino Puglisi-il prete che tremare la mafia con un sorriso". Nei prossimi giorni la regista incontrerà anche mons. Carmelo Cuttitta, vescovo ausiliare a Palermo, l'assistente sociale missionaria Agostina Ajello e altri ancora tra gli amici e i testimoni della vita del Beato. Dopo questi colloqui e la raccolta di vari materiali, le riprese del documentario inizieranno a Palermo nella seconda metà di settembre.
"Ho scelto padre Puglisi come soggetto - spiega la regista - perché la sua storia mi sembra ancora feconda. Non è una vicenda che si è conclusa più di venti anni fa con l'omicidio. Anche dopo i primi colloqui che sto realizzando, ho avuto la conferma che la forza della sua fede è ancora viva in tutti quelli che l'hanno conosciuto e hanno una gran voglia di parlarne e di farlo conoscere".
Un presenza viva anche per la Chiesa...
"Di certo un esempio anche se occorre che la figura di Puglisi non venga imbalsamata dopo la beatificazione ma resa concreta nella vita di ogni giorno".
La Chiesa francese ha una rilevanza sociale come quella di Pino Puglisi?
"In Francia purtroppo si è affermata l'idea che la religione è un fatto privato e la Chiesa sembra quasi ripiegata su se stessa. Si limita, spesso, solo a officiare i riti e ad accompagnare le persone nel loro cammino privato spirituale. La Chiesa in Italia e quella di Puglisi in particolare mi sembra che abbia invece una valenza di grande impatto sociale e di liberazione dal giogo oppressivo della mafia in nome del Vangelo".
C'è qualcosa di simile alla mafia in Francia?
"Nei quartieri periferici di Parigi ci sono gruppi di criminalità organizzata che si sono impossessati del territorio e lo governano senza che lo Stato riesca a strapparglieli. Anzi, quando arriva una presenza che è simbolica dello Stato, avvengono assurdi fenomeni di rifiuto. Ad esempio, se c'è un incendio e arrivano i vigili del fuoco, la gente si scatena e lancia pietre contro i pompieri per cacciarli".
E l'attentato alla redazione di Charlie Ebdo ha posto anche un problema ben più ampio....
"E' stato un momento spaventoso. Tutti noi siamo stati posti di fronte all'esistenza di persone che vivono di odio e lo scaricano contro chi non la pensa come loro. E' stato il trionfo dell'intolleranza. Io credo che invece il cristiano debba sempre mettere al primo posto l'aiuto al prossimo e l'accoglienza, anche se questo prossimo è di un'altra religione. Anche in questo una figura come quella di padre Pino Puglisi ha molto da dirci".
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