Chi era davvero don Pino Puglisi? Che significato ha per la Chiesa
cattolica la sua beatificazione come martire? Qual è il modello di azione
pastorale che la comunità cristiana deve tenere presente per onorarne davvero
la memoria? Cercherà di rispondere a queste domande una iniziativa che si terrà
a Roma per commemorare l’anniversario dell’omicidio di don Puglisi, ucciso
dalla mafia sotto casa a Brancaccio il 15 settembre del 1993.
Proprio la sera del 15 settembre prossimo, a 22 anni dall’agguato, la
Comunità di Sant’Egidio e la parrocchia di San Frumenzio (via Cavriglia 8,
Roma) hanno organizzato un momento di riflessione su “Don Pino Puglisi:
misericordia e martirio”.
Significativa e simbolica la parrocchia che ha organizzato e ospiterà
l’iniziativa: guidata da don Gianpiero Palmieri la comunità di San Frumenzio, un
popoloso quartiere di Roma Nord, è da anni in prima linea in attività di aiuto
ai disagiati e di volontariato diffuso sul territorio. Ma l’attenzione è
rivolta anche a diversi progetti di collaborazione internazionale per il
sostegno alle popolazioni del Mozambico. Particolare impegno è rivolto anche al
triste fenomeno della prostituzione, con gruppi di volontari che cercano di
strappare allo sfruttamento le immigrate che di notte si trovano sulla Salaria
(molto vicina alla parrocchia). Una situazione, insomma, che sarebbe stata
congeniale a don Pino Puglisi che una volta – quando gli prospettarono il
trasferimento in una parrocchia dei quartieri-bene di Palermo – ebbe a dire:
“Non riesco a immaginarmi in una chiesa che non sia in mezzo ai poveri”.
E' grazie alla decennale amicizia tra Mauro Corradini (della Comunità Sant'Egidio) e il parroco che sarà possibile questa iniziativa. D’altronde un filo rosso
unisce la vicenda del sacerdote-martire di Brancaccio proprio alla Comunità romana.
Il suo fondatore, Andrea Riccardi, già nel 2001 a Palermo aveva commemorato il
sacrificio di don Puglisi presentando una precedente ricerca di Francesco
Deliziosi, su invito del cardinale Salvatore De Giorgi, allora arcivescovo del
capoluogo siciliano. Da quell’incontro e dopo ulteriori contatti, nacque l’idea
di tenere nel 2002 a Palermo il Meeting della Comunità di Sant’Egidio: una
apposita sessione di lavori all’interno della manifestazione fu dedicata ad
approfondimenti sulla figura del sacerdote ucciso dalla mafia.
Ma è solo un esempio. Più di recente, nel 2010 sempre Andrea Riccardi, in
collaborazione con don Angelo Romano, ha prodotto un saggio su don Puglisi
(allegato agli atti) su richiesta del postulatore della Causa per il
riconoscimento del martirio. mons. Vincenzo Bertolone. Una testimonianza
giurata è stata depositata anche dal giornalista Francesco Deliziosi, che ha conosciuto per 15 anni il sacerdote e ha collaborato con mons. Bertolone per le nuove ricerche.
Ricevuta
tutta la nuova documentazione e la “Responsio” del Postulatore, la
Congregazione per le Cause dei Santi ha dato il via libera nel 2012. E la
beatificazione è stata poi proclamata il 25 maggio del 2013 a Palermo.
Inoltre il 23 maggio del 2015 la Comunità di Sant’Egidio proprio alla
Basilica di San Bartolomeo sull’Isola Tiberina ha organizzato una veglia per
ricordare i martiri contemporanei: non a caso nella Basilica del rettore don
Angelo Romano è conservata una stola appartenuta al beato Pino Puglisi, la
prima vittima della mafia a essere onorato con questo titolo. L’iniziativa del
15 settembre sarà quindi un momento di riflessione importante in un’epoca, come
ha sottolineato di recente Papa Bergoglio, in cui “i martiri cristiani sono più
numerosi che nei primi secoli della storia cristiana”.
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