Gaspare Spatuzza al momento dell'arresto |
Gaspare Spatuzza gli tolse il borsello dalle mani e disse: "Padre, questa è una rapina". Padre Puglisi sorrise ai suoi assassini e disse "Me l'aspettavo!". Salvatore Grigoli gli sparò alla testa. Questa la ricostruzione dell'agguato del 15 settembre 1993 in piazzale Anita Garibaldi da parte dei due killer oggi collaboratori della giustizia. Quel borsello rimase nelle mani del commando che si allontanò rapidamente dal luogo dell'agguato. Il loro obiettivo, infatti, era inscenare una rapina e depistare le indagini sul delitto.
Da quel borsello Spatuzza prelevò le marche della patente del sacerdote (utili per contraffare qualche documento) e due banconote da centomila lire, un'offerta che il sacerdote aveva avuto quel giorno per il Centro Padre Nostro. Che fine fecero quei soldi? Ora Spatuzza rivela che furono giocati al lotto e con successo.
C'è un'assonanza tra queste scene e il passo evangelico di Giovanni (più in sintesi in Matteo 27, 35) in cui si legge: "I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti e ne fecero quattro parti, una per ciascun soldato, e la tunica. Ora quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si adempiva la Scrittura: Si son divise tra loro le mie vesti e sulla mia tunica han gettato la sorte. E i soldati fecero proprio così» (Gv 19, 17-24). Il riferimento alla Scrittura è la citazione dal Salmo 22.
Il magistrato Lorenzo Matassa |
Una simile assonanza venne colta anche dal pubblico ministero Lorenzo Matassa che al termine della requisitoria del processo per l'omicidio del sacerdote volle concludere così: "Non ho ancora del tutto completato il mio intervento. Ricordate, giudici della Corte d'Assise, cosa raccontò Grigoli riguardo a ciò che avvenne dopo che don Giuseppe Puglisi fu ucciso? L'assassino riferì che lo Spatuzza Gaspare gli sottrasse il borsello e si impossessò delle marche della patente. Singolare assonanza con ciò che vi è scritto nel Vangelo di Giovanni dopo la crocifissione di Nostro Signore Gesù: si son divise tra loro le mie vesti. Ma questo Spatuzza Gaspare e i suoi correi non potevano saperlo".
Ecco qui sotto l'articolo del Giornale di Sicilia con il racconto della vincita "a sorte" grazie ai soldi dell'offerta rubati a padre Puglisi.
(f.d.)
Piazzale Anita Garibaldi subito dopo il delitto |
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Una vincita al lotto «grazie» a don Pino Puglisi. Potrebbe essere un fatto quasi normale se i vincitori non fossero i suoi assassini.
A padre Puglisi spararono il giorno del suo 56° compleanno, il 15 settembre del 1993. «Me l’aspettavo», disse il parroco ai suoi carnefici. Furono queste le ultime parole del «prete buono di Brancaccio», oggi beato. «Me l’aspettavo» detto con il sorriso, un sorriso che alcuni dei suoi assassini oggi pentiti, dicono di non dimenticare mai. E uno di loro, ’U Tignusu, Gaspare Spatuzza, l’uomo che ha permesso la riapertura delle indagini sulla strage di via D’Amelio e confermato le dichiarazioni di Salvatore Grigoli, colui che materialmente sparò il colpo di pistola che uccise Padre Puglisi, ha anche aggiunto dei particolari finora inediti. La vicenda è ritornata nella mente del pentito di Brancaccio durante un confronto che ha tenuto con il nuovo collaborante Cosimo D’Amato, il pescatore di Porticello condannato per avere fornito le bombe della seconda guerra mondiale poi utilizzate per compiere gli attentati di Capaci, di via D’Amelio e quelli di Milano, Roma e Firenze. I due si sono «confrontati» davanti ai magistrati di Caltanissetta, all’epoca guidati dal procuratore Sergio Lari. Quest’ultimo avrebbe «punzecchiato» i due collaboranti sul ruolo avuto nel recupero delle bombe dal mare palermitano di Cosimo Lo Nigro, cugino di D’Amato e «collega» negli omicidi e nelle stragi di Spatuzza. I ricordi dei due erano in parte contrastanti sul mezzo utilizzato da Lo Nigro per recarsi a Porticello, o meglio di una motocicletta. È a quel punto che Spatuzza getta una frase: «C’è tutta una storia che...». I magistrati attendono il seguito e ’U Tignusu continua: «Che ci siamo giocati i numeri, con i soldi del povero beato don Puglisi, ci siamo giocati i numeri, di questa moto e abbiamo preso anche, al lotto, abbiamo preso la vincita». Ecco, perché, Spatuzza ricorda bene quella moto, di proprietà di Cosimo Lo Nigro, anche lui come Spatuzza assassino di padre Puglisi. Il procuratore Lari vuole saperne di più: «Che numeri vi siete giocati?» chiede. Altri magistrati presenti chiedono: «Con i soldi che avete preso a padre Puglisi?». «Non li abbiamo rubati» precisa il pentito e ancora: «Quei soldi per noi rappresentavano... erano maledetti, ma, nessuno si poteva impossessare dei soldi, quindi, che cosa dovevamo fare? Abbiamo deciso di...con Cosimo Lo Nigro di comprare, di investirli, di giocarli al lotto, di cui abbiamo preso, poi la vincita l’abbiamo suddivisa. Al lotto avevamo giocato i numeri della targa della moto». I soldi di cui parla Spatuzza fu proprio lui a prenderli a padre Puglisi. Gli si avvicinò, gli mise la mano nella mano e gli prese il borsello. E gli disse piano: «Padre, questa è una rapina». Il parroco si girò, lo guardò, sorrise e disse: «Me l’aspettavo». Il racconto di Spatuzza è stato verbalizzato nel corso del confronto con Cosimo D’Amato. Quest’ultimo, pentitosi nello scorso mese di dicembre ha parlato del coinvolgimento di altri affiliati a Cosa nostra quali Cosimo Lo Nigro, Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella e ovviamente Gaspare Spatuzza, ma nei verbali di interrogatorio resi alla procura nissena ha indicato anche i nomi di altre persone, che però sono omissati in quanto si tratta di soggetti ancora indagati. Ieri mattina la Corte d'Assise di Caltanissetta ha deciso che ascolterà il neo collaboratore di giustizia Cosimo D'Amato e il pentito Gioacchino La Barbera nel nuovo processo per la strage di Capaci in cui sono imputati di strage Salvo Madonia, Vittorio Tutino, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo e Lorenzo Tinnirello. Per sentirli è stata programmata una trasferta per il 29 e il 30 ottobre dell'udienza che si svolgerà nell'aula bunker di Firenze.
Giuseppe Martorana
Giornale di Sicilia 6 ottobre 2015
Un'immagine dei funerali di padre Pino Puglisi |
Povero Padre Pino Puglisi,sapeva che i mafiosi volevano ucciderlo ed è rimasto calmo poco prima di morire,un vero eroe,doveva per forza diventare Beato
RispondiEliminaSabrina Lo Bue
Direi un gioco sbagliato, perché chi voleva farlo tacere per sempre, ha fatto male i conti. La verità viene sempre alla luce, e tutte le conversioni che sono affiorate ne danno prova! Grazie per il tuo grande sacrificio caro Beato 3P
RispondiEliminaPriscilla Aquila
Padre Pino Puglisi proteggi e concedi tramite il buon Dio le grazie necessarie a tutte le persone che si rivolgono a te con vera fede. Amen
RispondiEliminaLuigi Meli
C'è un assonanza anche con Giuda Iscariota, che voleva restituire i trenta denari ai sacerdoti del sinedrio, perchè quello era prezzo di sangue innocente. Questa quindi è un' ulteriore prova,che ci dice che Don Pino ha vissuto la sua vita come Gesù: assimilando totalmente le Sue virtù.
RispondiEliminaVincenzo Hasta
Hanno distrutto una vita e da lì è nata una coscienza, dell'amore, dell'onestà, della fratellanza.
RispondiEliminaInes Agostini
Non conoscevo questo particolare. Lo trovo molto assonante con il sorriso del "Me l'aspettavo".
RispondiEliminaMons. Salvatore Di Cristina