Un vento di trasparenza e legalità si fa strada nella Chiesa e punta a ripulire l'annoso scandalo delle confraternite inquinate e degli "inchini" delle processioni, cioè la sosta davanti alle case dei boss, utilizzata per rendere omaggio al padrino di turno. Dopo la dura presa di posizione di Papa Francesco, nei giorni scorsi i vescovi calabresi hanno approvato un documento che disciplina l'infuocata materia e pone una serie di divieti. Potete leggere l'articolo cliccando qui
Non è un caso che il presidente dei vescovi calabresi sia mons. Vincenzo Bertolone, postulatore della causa per il riconoscimento del martirio di padre Pino Puglisi. Tra le scelte dirompenti prese dal sacerdote a Brancaccio ci fu anche quella di cambiare il percorso della processione proprio per evitare l'"inchino". L'articolo relativo lo trovate cliccando qui (da Avvenire)
Adesso anche in Sicilia si moltiplicano le prese di posizione sulla questione. L'ultima arriva da mons. Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale e con una lunga esperienza in materia (in passato ha anche ricevuto minacce). Ecco qui sotto l'articolo:
Per evitare «inchini ambigui», le fermate delle processioni nei paesi dell’arcidiocesi di Monreale saranno concordate con le forze dell’ordine. È la dura presa di posizione di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo della Chiesa monrealese, comunicata a Partinico durante il raduno di tutte le Confraternite dell’arcidiocesi. Un’iniziativa particolarmente significativa alla luce dei discussi episodi avvenuti in molti paesi del Sud, in alcuni quartieri di Palermo, ma anche in Calabria, con «fermate sospette» del santo di turno davanti alle abitazioni di persone legate alla criminalità mafiosa. È stato proprio il presule a porre nuovamente l’accento sulla legalità, levando la sua voce ancora una volta contro i mafiosi, che «devono stare fuori dalle confraternite». «Oggi – ha detto l’arcivescovo – è una giornata importante. È una manifestazione di fede, di ecclesialità, ma anche di impegno per testimoniare la gioia cristiana nella società. Le confraternite debbono essere anche una risorsa di legalità per il nostro territorio. Non si può essere, dunque, membri delle confraternite e appartenere alla mafia. È importante, allora che tutti i confrati siano testimoni gioiosi e coraggiosi di Gesù Cristo».
Quindi, Pennisi ha richiamato il suo decreto con cui ha obbligato tutte le confraternite dell’arcidiocesi a inserire nello statuto che non possono farne parte gli appartenenti ad associazioni mafiose. «È incompatibile – ha aggiunto – l’essere cristiani con l’essere mafiosi. Devo dire che la maggior parte delle confraternite ha aderito al mio invito. Adesso stiamo monitorando la situazione anche per quanto riguarda le processioni, al fine di evitare “inchini ambigui”. Pertanto chiederemo sempre che le fermate siano concordate con le autorità di pubblica sicurezza, in modo tale che le confraternite possano essere una risorsa e un emblema di legalità».
Momento clou di questo secondo cammino diocesano che ha visto la presenza di oltre 1000 persone (il primo è stato a Corleone), alla cantina borbonica, è stata la concelebrazione eucaristica in piazza Municipio, presieduta dal presule. Di «giornata emozionante» ha parlato il sindaco della città Salvo Lo Biundo. «Questi sono dei percorsi di fede - ha detto – che ci aiutano a stare insieme in una società purtroppo afflitta da mille problemi e difficoltà» (...).
Graziella Di Giorgio
Giornale di Sicilia 14 ottobre 2015
Giustissimo!!!
RispondiEliminaAdriana Rossella Bellavia
Siamo tutti con lui !!!!...
RispondiEliminaCarlo Del Bello
Con la speranza che tutti i parroci facciano la loro parte... Grazie mons Pennisi!
RispondiEliminaAntonio Gancitano