Mons. Corrado Lorefice |
di Francesco Deliziosi
Da semplice parroco ad arcivescovo di Palermo. La nomina a sorpresa voluta da Papa Francesco è arrivata. Segnerà la storia della Chiesa siciliana. E le prime parole inviate per email da mons. Corrado Lorefice al suo predecessore, il cardinale Paolo Romeo, hanno già indicato una linea pastorale ben precisa con l'attenzione ai "piccoli, agli umili, ai poveri", ai quali occorre donarsi senza aspettarsi nulla in cambio, senza mirare a ricavarne "un aumento di potere" (citazione da don Giuseppe Dossetti).
E' la linea di Papa Bergoglio, ma anche quella di padre Pino Puglisi, al quale il neo arcivescovo è devotissimo. Nel suo messaggio mons. Lorefice ha voluto sottolineare: "Ho il cuore ancora pieno di stupore per l'inattesa nomina...Ringrazio la Provvidenza che mi ha fatto incontrare don Pino Puglisi e collaborare con lui al Centro regionale vocazioni, in una pastorale attenta a valorizzare tutte le vocazioni". Facendo la scelta ben precisa di essere "il più piccolo e il servo di tutti". Con una preghiera molto significativa, Lorefice ha infine affidato il suo ministero a Maria, a Santa Rosalia e al Beato Puglisi.
Padre Pino Puglisi |
Dopo questa indicazione nel primo messaggio, in molti nella diocesi sono tornati a sperare che a breve si possa avviare l'iter per affiancare Pino Puglisi alla "Santuzza", proclamandolo compatrono di Palermo. Una campagna era stata aperta alcuni mesi fa, raccogliendo migliaia di adesioni anche su internet e attraverso questo stesso blog che state leggendo.
Sul Beato Puglisi, Lorefice ha anche scritto un libro ("La compagnia del Vangelo. Discorsi e idee di don Pino Puglisi a Palermo" ed. Sanlorenzo) in cui mette a fuoco in particolare l'insegnamento vocazionale del sacerdote ucciso dalla mafia, che resse per circa dieci anni il Cdv di Palermo. A metà degli anni Ottanta Puglisi era diventato anche responsabile del Centro regionale vocazioni (Crv) e in occasione di quell'incarico ebbe modo di conoscere il giovane Corrado Lorefice, già impegnato nel Ragusano.
Cinquantatrè anni, originario di Ispica, Lorefice era finora parroco a Modica (Ragusa) e vicario episcopale per la pastorale della diocesi di Noto. Proprio a Modica, nella chiesa di San Pietro, durante le celebrazioni di domenica scorsa, molti hanno notato un grande ritratto di padre Pino Puglisi, collocato accanto all'altare. E inoltre mons. Lorefice ha finora seguito da vicino anche le attività della Casa di accoglienza per ragazze madri di Modica intestata al Beato e che da 25 anni svolge una capillare assistenza per le giovani. Una iniziativa che ricorda da vicino quella di un centro dell'Opera Pia Ruffini di Boccadifalco: un'altra casa di accoglienza per ragazze madri dove don Pino seguiva spiritualmente le giovani ospiti e dove celebrò una delle sue ultime messe prima del delitto, avvenuto il 15 settembre del '93.
Lorefice è anche teologo e insegna Morale all'Istituto San Paolo di Catania. Nato da famiglia di tradizione nobiliare, don Corrado è noto per la sua attenzione verso gli ultimi. Nella casa paterna, una importante residenza della antica Spaccaforno, c'è anche spazio per una cappella privata di famiglia, dove Corrado si è formato nella fede in Dio. Importante per la sua formazione proprio la forte religiosità respirata sin da piccolo, a opera dei genitori.
Oltre al libro su don Puglisi, i più importanti suoi testi sono incentrati sulla difesa del Concilio Vaticano II e sull'opera di due eminenti personalità del mondo cattolico; don Giuseppe Dossetti e il cardinale Giacomo Lercaro. In pratica i due principali pilastri del cattolicesimo sociale, fautori di una «Chiesa povera per i poveri» e grandi ispiratori del Concilio Vaticano II. Secondo indiscrezioni, la sua nomina sarebbe stata auspicata in colloqui con il Papa da mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei, e soprattutto da don Luigi Ciotti.
Don Lorefice, che ha continuato la sua pastorale in questi anni tra la presenza in parrocchia e gli studi, è stato nominato arciprete di San Pietro nel febbraio del 2009. Domenica nel corso dell'ultima celebrazione nella sua parrocchia Corrado Lorefice è apparso sereno, rilassato e sorridente.
Il primo messaggio alla Chiesa di Palermo, inviato via email, è stato letto da mons. Carmelo Cuttitta, appena nominato vescovo di Ragusa. Ecco il testo integrale
"Mi rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle della Chiesa di Palermo,
con il cuore ancora pieno di stupore per l’inattesa nomina a vostro Vescovo. Quando il Nunzio apostolico in Italia, mons. Adriano Bernardini, mi ha convocato a Roma per confidarmi la scelta di Papa Francesco, ho immediatamente avvertito il senso della mia inadeguatezza. Ma fissando il Crocifisso che mi stava di fronte ho pensato subito alle parole di Paolo: «tutto posso in colui che mi dà la forza» (Fil 4, 13).
Sostenuto dalla grazia e illuminato dalla Parola del Signore, desidero corrispondere all’opera dello Spirito condividendo tra di voi e con voi un tratto del lungo e ricco cammino di fede, di speranza e di carità della nostra Chiesa di Palermo, convinto che l’edificazione della comunità dei discepoli di Gesù non è frutto di uno sfibrante attivismo, ma dell’azione dello Spirito. Nessuno nella Chiesa è costruttore, ma solo una pietra che Dio pone sulla pietra angolare che è Gesù Cristo (cfr. 1Pt 2, 4-8).Vengo tra voi con il desiderio non di cominciare, ma di proseguire l’ardua ed esaltante giornata di lavoro – già avviata dai miei venerabili predecessori – nella prediletta vigna piantata dal Signore a Palermo. Attendiamo insieme, con pazienza, il frutto promesso a chi ha la ferma volontà di “perseverare sino alla fine” (cfr. Mt 24, 13), attraversando con umiltà e coraggio il vaglio e la purificazione delle inevitabili prove della storia. Portiamo alta insieme, con l’aiuto di Dio, la fiaccola della fede, custodendo l’anelito al compimento del Regno.
In questo compito mi sento particolarmente legato a tutti i presbiteri, a me carissimi, ai quali intendo dedicare, nel dialogo franco e leale, un ascolto attento, alimentato dalla comune obbedienza al Vangelo e dalla condivisione dell’unico pane eucaristico, sacramento di carità e di unità che Gesù ha lasciato come eredità preziosa ai suoi discepoli.
Ai diaconi, che saluto nel nome di Cristo servo, desidero porgere l’invito a mantenere vigile l’attenzione ai più piccoli, ai più poveri, agli ammalati, così da aiutare tutta la Chiesa ad abitare con verità le vie delle «periferie umane», con la chiara coscienza di «essere inviata soprattutto per i piccoli, gli umili, i poveri, per quelli ai quali si dà senza sperarne nulla (Lc 6, 34-35), senza poterne ricavare un aumento di potere» (G. Dossetti).
Ai cari seminaristi, quali discepoli di oggi e discepoli-presbiteri di domani, auspico di maturare, durante gli anni della loro formazione, il senso del dono totale e incondizionato della vita, sul modello del Signore e Maestro, che ci ha lasciato l’esempio perché ne seguiamo le orme (cfr. 1Pt 2, 21; Gv 13, 15).
Ai religiosi e alle religiose auguro di continuare a far risuonare nella Chiesa le note gioiose della profezia e della speranza, in accordo con la sinfonia dei carismi e dei doni che l’unico Spirito elargisce per il bene di tutti (cfr. 1Cor 12, 4-7).
Il mio paterno saluto va, inoltre, agli operatori pastorali e a quanti vivono e testimoniano la fede nelle nostre comunità parrocchiali e nelle diverse aggregazioni laicali. L’assiduo ascolto della Parola di Dio e la frazione del Pane eucaristico ci provocano a camminare insieme. È questo il significato profondo della parola “sinodo”: essere donne e uomini di fede che sanno ascoltarsi reciprocamente per «discernere le nuove strade che il Signore dischiude alla Chiesa» (Papa Francesco). Una Chiesa ministeriale sulla scia della proposta cristiana del Beato Pino Puglisi – che la provvidenza del Signore mi ha fatto incontrare e con il quale ho collaborato al Centro Regionale Vocazioni di Sicilia – attenta a promuovere e valorizzare tutte le vocazioni nello stile e nella prassi della diaconia, ovvero del servizio di chi sa di dover sempre scegliere di essere il più piccolo e il servo di tutti.
Poiché la condivisione del Vangelo non esclude nessuno, la nostra comunità diocesana promuoverà il dialogo con il mondo della cultura, specialmente con l’Università e con gli altri centri di ricerca e di studio. Prezioso sarà l’apporto della Facoltà Teologica di Sicilia nel mantenere alto il profilo di un confronto serio e arricchente con tutti: con ogni donna e ogni uomo di questa terra che diventa mia, con i fratelli di tutte le confessioni cristiane e di ogni religione. È mia ferma intenzione accogliere tutti, dialogare con tutti.
Ovviamente non possiamo ignorare, come comunità diocesana, la drammatica e dolorosa crisi che i nostri tempi stanno attraversando su più fronti. Contribuiremo a favorire una cultura dell’accoglienza, della legalità, della crescita del bene comune, contro ogni forma di potere oppressivo dell’uomo e del creato, insieme ai responsabili delle istituzioni civili e alle autorità militari, nel rispetto delle competenze e degli spazi di azione propri di ciascuno. Come insegna il Concilio Vaticano II, nostra guida nelle scelte pastorali, «la missione propria che Cristo ha affidato alla sua Chiesa non è d’ordine politico, economico o sociale: il fine, infatti, che le ha prefisso è d’ordine religioso. Eppure proprio da questa missione religiosa scaturiscono compiti, luce e forze, che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge divina» (Gaudium et spes, 42).
Nel salutare tutti con affetto, faccio mie le parole di S. Agostino: «Nei vostri confronti siamo come pastori, ma rispetto al sommo Pastore siamo delle pecore come voi. A considerare il posto che occupiamo, siamo vostri maestri, ma rispetto a quell’unico Maestro, siamo vostri condiscepoli e frequentiamo la stessa scuola» (Esposizione sul Salmo 126).
Mentre vi chiedo un anticipo di comprensione e di indulgenza per i miei limiti personali, affido il mio ministero episcopale alla vostra preghiera e all’intercessione di Maria Santissima, di S. Rosalia, del Beato Pino Puglisi, perché la nostra Chiesa «resa salda nella concordia, ricolma di gioia nella passione del Signore nostro e, irremovibilmente certa della sua risurrezione, goda di ogni dono della misericordia divina» (Ignazio di Antiochia).
Un prete "outsider" diventa vescovo nel nome di don Pino Puglisi. Forse la Sicilia non è così "irredimibile"...
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