L'Istituto Don Bosco di Palermo |
Far conoscere iI Beato padre Pino
Puglisi ai giovani. Era questo l'obiettivo dell'incontro col giornalista
Francesco Deliziosi che si è tenuto il 28 novembre 2015 coinvolgendo i ragazzi
dell'Istituto don Bosco di Palermo. Un'occasione per fare memoria del martire
ucciso dalla mafia, grazie alla testimonianza del giornalista, ex allievo del
sacerdote al liceo Vittorio Emanuele II, suo collaboratore negli anni di
Brancaccio e autore per Rizzoli della biografia "Pino Puglisi, il prete che fece
tremare la mafia con il sorriso". A margine dell'incontro, si è anche
sottolineato il parallelo tra don Pino Puglisi e don Giovanni Bosco, due
sacerdoti che hanno saputo colpire al cuore tutti i giovani con il loro carisma
di educatori. Il confronto è
stato sviluppato, sempre su questo blog, dal preside dell'istituto, professor
Nicola Filippone (per leggere il suo saggio cliccate su questo link). Qui
pubblichiamo invece tre contributi degli alunni che hanno
assistito all'incontro col giornalista Deliziosi.
QUEL SORRISO ACCECANTE
di Raul Ala
Fin da
quando ero "nico nico", in casa si è sempre discusso di 3P. I miei
genitori, mio padre specialmente, lo hanno costantemente descritto con un tale
entusiasmo che non potevamo non innamorarcene dopo poco tempo.
Un
grand'uomo, non dal punto di vista della statura, ovviamente, con quel sorriso
accecante stampato sul volto e quell'instancabile voglia di fare. Diciamocelo,
un educatore vero, non di quelli che si vedono oggi in TV.
Era talmente
unico ed inimitabile da non avere eguali a confronto, unico almeno, fino a
qualche anno addietro. Beh sì, perché poco più di tre anni fa entrai in una
scuola salesiana, della quale fortunatamente faccio ancora parte, dove feci la
conoscenza di un altro maestro ed in particolar modo amico dei giovani,
chiamiamolo DGB per il momento, ma credo si sia già compresa la misteriosa
identità del soggetto in questione, e fu in quel momento che pensai, quasi
avessi avuto un lampo di genio: "Ecco da chi ha preso Padre Puglisi!
". Ed a quanto pare, avevo proprio ragione.
Ad oggi,
scrivendo e soprattutto riflettendo su questo breve testo, sono fermamente
convinto che mai un tale paragone possa essere stato più azzeccato a riguardo.
D'altronde, perché non definire 3P un " Piccolo Don Bosco" ? Di
"piccolo" questa volta vi è solamente il contesto di azione, però.
Per il resto invece, secondo il mio umile parere, ritengo rispecchi tutti i
valori propri di un salesiano, con l'unica sfortuna di aver "rotto le
scatole" a qualcuno, o meglio a qualcosa, che evidentemente lo considerava
una minaccia, di quelle così pericolose da dover essere debellate nel più breve
tempo possibile.
D'altra
parte, un farmaco della gioventù come questo, che lentamente combatteva il male
radicato nella sua parrocchia, doveva essere prontamente eliminato! La mafia si
sentiva toccata nel profondo da un prete mingherlino e minuto che con le armi
della fede e della cultura si appropriava di futuri "picciotti" della
malavita.
L'importante
però è che "le idee continuino a camminare sulle gambe di altri
uomini" e questo credo che fortunatamente stia avvenendo.
IV
Scientifico A
sono Giulia
Mazzara Curcurù, del III scientifico C dell'Istituto Don Bosco Ranchibile.
Volevo
innanzitutto ringraziarla a nome mio, ma anche di tanti altri miei compagni, per
la stesura del libro intitolato "Pino Puglisi, il prete che
fece tremare la mafia con un sorriso", perché soltanto grazie a
lavori come il suo noi giovani di oggi possiamo venire a conoscenza degli
aspetti, anche più intimi, di 3P.
Nel testo,
infatti, sono presenti tante testimonianze che lo rendono veridico (e
questo fa comprendere la sua dedizione e la sua pazienza nel ricercare
tutte le fonti a cui fare riferimento).
Grazie
infatti al suo lavoro tantissime persone che non hanno avuto modo nella loro
vita di conoscere Padre Puglisi possono avvicinarsi alla sua persona e
comprendere il suo modo di agire, anche nelle azioni più semplici della
giornata. Sono felice di essere riuscita a conoscerlo meglio, pur non avendolo
mai incontrato di persona. Noi siciliani abbiamo nel secolo scorso avuto
bisogno di figure che potessero essere prese come punti di riferimento, in
un momento in cui la mafia "prevaleva" sulla mentalità siciliana.
Padre Pino Puglisi era molto umile, non amava trovarsi al centro
dell'attenzione o essere elogiato davanti agli altri. Non era buonista ma
buono, di conseguenza molto dolce e paziente, ma anche molto combattivo da
altri punti di vista, cioè nel perseguire la giustizia a qualsiasi costo (e si
è visto come è andata finire). I suoi sforzi però non sono stati per nulla
vani, anzi hanno apportato grandi modifiche e hanno contribuito molto, se non
all'eliminazione, almeno alla diminuzione della mafia nel quartiere di
Brancaccio e, in parte, in tutta Palermo.
Io ho
apprezzato molto il fatto che lei non si sia limitato a riportare tutti gli
atti più importanti di 3P, come i diversi appuntamenti con i volontari e la sua
palese lotta contro Cosa nostra (che molte volte veniva percepita durante le
omelie), ma anche di aver descritto tanti suoi gesti della semplicità
quotidiana. Non era un uomo attaccato al denaro, anzi, del tutto distaccato, un
valore che è sempre stato molto difficile da trovare nel cuore delle persone,
in quanto (forse oggi più che mai), "se non hai, non vali niente".
Era anche molto paziente, tanto che la sera molte volte stava al telefono per
ascoltare tutti coloro che avevano bisogno di parlare, di sfogarsi. Grande
pazienza! Padre Pino Puglisi ci ha fatto capire che ascoltare e confortare le
persone significa sollevare un po' il loro cuore, che magari in quel momento è
inzuppato di dolore.
Con tanto
affetto e ammirazione.
Giulia
III scientifico C
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IL PRETE POVERO CHE SAPEVA PERDONARE
di Andrea Rampolla e Giorgio Parisi
Il perdono e la povertà: sono questi gli aspetti che a mio parere hanno maggiormente contraddistinto la vita di Don Pino Puglisi; infatti già nel 1970, durante il periodo trascorso a Godrano, riesce a convincere una donna a perdonare la madre dell' assassino di suo figlio.
Anche il suo stile di vita in mezzo ai più giovani e ai più bisognosi oggi è più che mai in linea con gli insegnamenti di Papa Francesco. Per noi giovani queste due sono qualità spesso difficili da mettere in pratica sebbene non possiamo esimerci. Soprattutto in questo difficile momento, alla luce dei più tragici avvenimenti, risulta ancora più complesso riuscire a capire il valore del perdono e non confondere la giustizia terrena con la vendetta.
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