Mons. Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di don Pino Puglisi |
25 maggio 2013. Tre anni fa, al Foro Italico di Palermo, la cerimonia di beatificazione di don Pino Puglisi. Un momento di crescita per tutta la Chiesa, chiamata a schierarsi: si tratta infatti della prima vittima della mafia a essere dichiarata martire, al pari delle vittime dei nazisti. Se Pino Puglisi è beato, vuol dire che i mafiosi fanno parte di un'altra religione, la religione della violenza dove i boss-padrini hanno preso il posto del Padre. Una dittatura dell'odio e del sopruso. Per ricordare la ricorrenza, pubblichiamo uno scritto del postulatore, mons. Vincenzo Bertolone, letto durante la cerimonia del Foro Italico, in cui il prelato sottolinea questo aspetto storico della causa appena conclusa.
Eminenze reverendissime, eccellenze, sacerdoti, diaconi, persone di vita consacrata, autorità civili e militari, fedeli tutti,
oggi la Chiesa eleva agli onori degli altari il primo martire della mafia: don Giuseppe Puglisi, testimone di Cristo, del Vangelo, del calvario, dell’amore.
Giuseppe Puglisi nasce a Palermo, nel rione di
Settecannoli, il 15 settembre 1937. A sedici anni viene accolto nel
seminario arcivescovile di Palermo. Il 2 luglio 1960 è ordinato
sacerdote. Nel 1967 viene nominato cappellano all’istituto
“Roosevelt” per orfani di lavoratori e vicario presso la
parrocchia Maria Santissima Assunta della borgata di Valdesi. Il
primo ottobre 1970 è parroco a Godrano. Qui rimane fino al 31 luglio
1978: in una comunità lacerata da una sanguinosa faida si prodiga in
un’incisiva opera di riconciliazione coronata con successo.
Nel frattempo si dedica all’insegnamento della religione, prima in
una scuola media e dal 1978 al Liceo “Vittorio Emanuele II”. Il 9
agosto 1978 è nominato prorettore del seminario minore di Palermo;
il 24 novembre 1979 direttore del Centro diocesano vocazioni. Nel
1983 diviene responsabile del Centro regionale vocazioni e membro del
Consiglio nazionale.
Nell’ottobre del 1990 è nominato parroco della
chiesa di San Gaetano, a Brancaccio. D’intesa con il cardinale
Salvatore Pappalardo chiama ad operare nella zona alcune Sorelle dei
Poveri di Santa Caterina da Siena, alle quali affida nel 1993 il
Centro di promozione sociale “Padre Nostro” per
l’evangelizzazione e l’educazione dei bambini che strappa alla
manovalanza malavitosa.
La sera del suo 56° compleanno la mafia lo
uccide perché annuncia il Vangelo che è fede, è giustizia, è
amore, è pace.
E che si tratti di omicidio mafioso in odio al ministero sacerdotale lo attestano:
E che si tratti di omicidio mafioso in odio al ministero sacerdotale lo attestano:
a) la fede professata, la coerenza
evangelica vissuta, disponibile fino al supremo sacrificio, non
deliberatamente cercato ma liberamente accettato;
b) la soppressione fisica in odium all’esercizio
del suo ministero sacerdotale da parte di un’organizzazione
malavitosa i cui componenti, con il rito di affiliazione, si votano
ad un’altra religione in modo totalizzante, in netta antitesi con i
valori evangelici
c) due distinte e definitive sentenze
giudiziarie passate in giudicato, a carico di esecutori e mandanti,
in cui si afferma esplicitamente che essi erano consapevoli di
colpire un sacerdote a causa del suo apostolato sacerdotale;
d) le testimonianze acquisite in sede di inchiesta
canonica ed extragiudiziali.
La cifra del ministero di padre Puglisi è stata
il Vangelo da annunziare e vivere.
La testimonianza semplice, straordinaria, intensa,
vitale - in una parola, evangelica - di padre Puglisi, vissuta in
sobria povertà, è il più forte contrasto alla mafia e ai suoi atti
criminali. È profezia per l’oggi: la solitudine nella quale
egli subì l’assassinio con il sorriso è compagna della nostra
azione; il silenzio che gli fu imposto è un canto di lode al
Signore, ed è anche una trasfusione di speranza per i presbiteri e
per quanti ebbero la fortuna di conoscerlo e apprezzarne l’esempio.
Vero uomo di Dio, come certamente possono testimoniare
coloro che l’hanno conosciuto e amato.
Fratello, amico e padre, egli onora profondamente
con il sigillo della santità la terra di Sicilia e la Chiesa tutta.
Il 15 settembre 1993 Palermo pianse per la morte di don Giuseppe
Puglisi. Oggi Palermo, la Sicilia e il mondo cristiano lodano il
Signore perché da quel sangue è nato un popolo nuovo.
25 maggio 2013
mons. Vincenzo Bertolone
Postulatore
mons. Vincenzo Bertolone
Postulatore
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