di Anna Rotundo
Il fascino del vangelo della tenerezza. Don Pino Puglisi. Lo stile straordinariamente ordinario per i nostri tempi in continuo cambiamento: è il titolo della Lettera Pastorale dell’arcivescovo di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra, monsignor Vincenzo Bertolone, per l’anno 2016-2017.
Già nell’incipit, l’arcivescovo affascina il lettore presentando “la bellezza dell’essere testimoni limpidi di Cristo, guardando la vita con occhi sorridenti… senza resistere allo Spirito… riportando il vangelo al centro del mondo”.
Il senso di questa lettera si snoda nell’invito ad uno stile testimoniale caratterizzato da quella tenerezza di cui, come ribadisce spesso Papa Francesco, le donne sono particolarmente portatrici. Ci soffermiamo quindi su questa chiave di lettura, soprattutto perché la tenerezza può e deve essere vissuta anche dagli uomini: ne è esempio la vita di quell’uomo straordinariamente ordinario che fu don Pino Puglisi, martire ucciso dalla mafia, che operò con accoglienza e con misericordia, invitando spesso nelle sue omelie gli stessi mafiosi all’incontro e al dialogo.
Il senso di questa lettera si snoda nell’invito ad uno stile testimoniale caratterizzato da quella tenerezza di cui, come ribadisce spesso Papa Francesco, le donne sono particolarmente portatrici. Ci soffermiamo quindi su questa chiave di lettura, soprattutto perché la tenerezza può e deve essere vissuta anche dagli uomini: ne è esempio la vita di quell’uomo straordinariamente ordinario che fu don Pino Puglisi, martire ucciso dalla mafia, che operò con accoglienza e con misericordia, invitando spesso nelle sue omelie gli stessi mafiosi all’incontro e al dialogo.
Occorre, scrive mons. Bertolone nella succitata Lettera, “agire sempre pro, mai contro qualcuno o qualcosa. Era questo il metodo di don Puglisi, che altro non è che l’annuncio mite del Vangelo della tenerezza… È il metodo dell’incessante ricerca di nuovi stili di annuncio: cenacoli del vangelo nelle famiglie, campi estivi, accompagnamento delle giovani coppie, educazione al perdono e alla riconciliazione…”.
Don Puglisi promuoveva “non solo denuncia del male, ma evangelizzazione e promozione umana. E così il buon grano non soltanto isola la zizzania (e ne evita i tentacoli criminali e mafiosi), ma diviene un esempio di stile pastorale. È lo stile che mostra la bellezza della cura e della tenerezza, proprio delle donne, come ha detto papa Francesco: «Voi state sul cammino di quelle donne che seguivano Gesù, nella buona e nella cattiva sorte. La donna ha questo grande tesoro di poter dare la vita, di poter dare tenerezza, di poter dare pace e gioia. La donna ha una capacità di dare vita e di dare tenerezza che noi uomini non abbiamo».
Ed erroneamente si pensa che la tenerezza rappresenti una attitudine solo femminile, quasi svirilizzante per l’uomo. Sull’esempio di Gesù e della sua “maschilità esemplare”, scopriamo come questo sia un pregiudizio infondato: equivarrebbe a sostenere che l’essere sensibili e affettuosi, con la compassione e l’attenzione alle fragilità della vita, con la dolcezza dell’amore di Gesù, sia possibilità negata all’uomo. Uno stile di vita impregnato di tenerezza, invece, riguarda, diremmo quasi “geneticamente”, tutta la civiltà umana, fatta sia di uomini che di donne, nella loro vocazione all’amore.
Alla luce di ciò, comprendiamo come, durante l’omelia nell’inaugurazione del suo pontificato, papa Francesco parlò di Giuseppe come “custode”, un uomo sì forte, coraggioso, lavoratore, ma dal cui animo emerge una grande tenerezza, specie verso un figlio “umanamente” non suo. Ciò denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. “Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!”, sottolineava papa Francesco.
E per mons. Bertolone: “don Pino Puglisi, ha vissuto questa tenerezza: alla ricerca dell’onorabilità e della stima dei forti e dei potenti, al procurarsi consensi presso coloro che contano, don Pino preferiva la scelta della libertà interiore, del piacere a Dio, del non attaccamento ai beni della terra, della povertà, anche nelle calzature e nei vestiti divenendo un faro per la società dell’opulenza e dei consumi, dove soltanto chi possiede conta, mentre tutti gli altri vengono emarginati e scartati”.
La tenerezza ricevuta del Signore, paragonata a quella di un padre verso i suoi figli: «Come un padre prova tenerezza per i suoi figli, così il Signore è tenero verso quanti lo venerano» (Sal 103,13), rende il cuore capace di amare e di scoprirsi famiglia umana che abita la grande casa del mondo, usufruendo dei doni della Terra in modo equo e solidale, affascinati da quella tenerezza a cui mons. Bertolone, con la sua sapienza di Pastore sprona, e che si concretizza nell’ incontro, nella compassione, nella gioia del servizio.
Fonte: Zenit
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