Gabriella Cascio |
- Una studentessa della Facoltà Teologica di Palermo, Gabriella Cascio, ha scelto padre Pino Puglisi come argomento per la propria tesi di laurea. La sua biografia, ma anche l'ispirazione conciliare che lo ha animato. Ha intervistato gli amici del sacerdote-martire e si è recata a Brancaccio per sentire la sua gente. Ne è nato un "incontro" particolare che l'ha segnata. Dopo la laurea, ecco un articolo che ha scritto per il nostro blog in cui rivive la sua esperienza.
di Gabriella Cascio
L'altare che ospita le spoglie di padre Pino Puglisi in cattedrale a Palermo |
Ho incontrato Don Pino Puglisi. È stato un incontro ravvicinato anche se avvenuto dopo la sua morte per mafia. L’ho incontrato nel Marzo del 2016 e da allora il suo effetto su di me continua. Non è stato un incontro reale ma ravvicinato si, intenso e coinvolgente. L’ho incontrato per caso come avvengono tanti incontri e tante conoscenze, ma non l’ho conosciuto di persona. Ho compreso che era un piccolo grande uomo. Questo incontro l’ho fatto nel territorio della sua ultima Parrocchia con la gente che lo ha conosciuto e lo ha amato; le interviste sul campo nel quartiere di Brancaccio mi hanno fatto incontrare Don Pino nella voce e nei ricordi della sua gente, la cui anima ho scoperto recare un segno della passione che Don Pino metteva nella sua missione. È la sua, una figura affascinante, a motivo della sua testimonianza di vita forte e semplice. Noto a tutti come 3P, sentir parlare di lui ha messo in me subito la voglia di comprendere ciò che può sfuggire ad un primo esame. Prima di essere un grande prete, 3P è stato un grande uomo: è stato questo a far nascere in me la voglia di esplorare, di sviscerare la sua figura e la sua identità. È proprio la voce e le parole della gente di Brancaccio con i loro racconti, carichi ancora del sentimento della sua presenza in mezzo a loro, a farmi riflettere su di lui.
Egli operò in un quartiere dove regnava il nulla; laddove la parola di Gesù era da tempo scomparsa oppure, se mai c’era stata, era coperta sotto la coltre della tradizione e dell’omertà mafiosa. Don Pino seminò una speranza nuova. In quel luogo che sembrava ormai da troppo tempo abbandonato da Dio e dagli uomini, il ministero pastorale di Don Pino risuona e si radica con forza travolgente. La figura di padre Puglisi è una figura religiosa di singolare rilievo soprattutto oggi, in una società consumistica, una società liquida, dove tutto scorre alla velocità della luce e non c’è più tempo per l’altro; in cui domina il vuoto e si sente la mancanza di un modello esemplare di prete quale fu padre Puglisi che di certo oggi sarebbe riuscito a ridare la speranza, il sorriso a chi lo ha perso, la voglia di cambiare. Sarebbe riuscito a colmare quel vuoto esistenziale dentro e fuori, che attanaglia spesso ognuno di noi.
Oggi,
in questa società del non senso, si sente e si percepisce la
nostalgia di questo prete,
che proprio ad una cultura dello scarto - i cui protagonisti sono i
poveri, gli emarginati della società - prestava attenzione,
facendo sua la povertà degli altri, una povertà incarnata e
testimoniata nella
vita di ogni giorno, fino al giorno della sua morte: muore con le
suole delle scarpe bucate.
Oggi,
a distanza di anni dal suo martirio, si può di certo affermare che
se Padre Puglisi fosse ancora in vita, si sarebbe sicuramente
trovato in perfetta sintonia con ciò che dice Papa Francesco; un
pontefice che reclama a gran voce la necessità di una Chiesa povera
per i poveri, per gli ultimi, una Chiesa in cui i poveri, gli
emarginati della società diventano i destinatari privilegiati del
Vangelo. Una Chiesa che sta dalla parte dei dimenticati, dei senza
voce, che sono la vera e l’unica sua “ricchezza”. È quindi
necessaria oggi una Chiesa in uscita verso le periferie urbane ed
esistenziali del nostro tempo. Quello di una Chiesa in uscita è
proprio il modello di Chiesa che Puglisi porta a Brancaccio: una
Chiesa “in uscita”, la quale, come dice Papa Francesco, è anche
una Chiesa con le porte aperte.
Non mi restava
allora che riscoprire e riconoscere in 3P un modello di vita e porlo
ad esempio. Un modello di cristianità esemplare palermitana e
siciliana di cui troppo poco a mio avviso è stato portato alla luce
e proprio da parte di quelle istituzioni che avrebbero dovuto da
subito sposare la causa e l’etica di Padre Puglisi. Quelle
istituzioni religiose e laiche, le quali, percependo come scomoda la
figura di un prete coerente con ciò che predicava, hanno preferito
diluire nel tempo e trascolorare il suo modello di santità, oppure
hanno finito per affidare ad una formale beatificazione il compito di
rendere omaggio ad una figura così “normale” per la logica del
vangelo, ma così “anormale” per la logica dei nostri tempi.
Non ho avuto la fortuna di conoscere Padre Puglisi di persona ma ho imaparato a conoscerlo ed apprezzarlo grazie ai preziosi testi di Francesco Deliziosi ,mons.Vincenzo Bertolone, mons. Corrado Lorefice, don Giuseppe Bellia, suor Carolina Iavazzo, Rosaria Cascio e le testimonianze della responsabile dell'Archivio Puglisi, Agostina Ajello...
RispondiEliminaRossella Tarateta
Un grande uomo, cristiano, prete ed educatore...Un uomo straordinario nella sua umiltá...Un sacerdote innamorato di Cristo che ha incarnato e ha annunciato con coerenza il Vangelo...Un profeta che con parole semplici ma penetranti scuote le coscienze e invita alla conversione....
RispondiEliminaRossella Tarateta