Agostina Aiello e Papa Bergoglio |
22 aprile 2017: commossa cerimonia per iniziativa della comunità di Sant'Egidio in ricordo dei martiri a Roma, nella chiesa di San Bartolomeo all'Isola Tiberina. Il Papa ha ricordato le tante stragi di migranti e ha reso omaggio a chi ha sacrificato la vita per non rinnegare la propria fede, tra cui padre Puglisi e mons. Romero
«Vorrei oggi aggiungere una icona di
più in questa chiesa, una donna, non so il nome, ma ci guarda
dal cielo, ero a Lesbo, salutavo i rifugiati, e ho trovato un
uomo trentenne, tre bambini, mi ha guardato, e mi ha detto,
'padre io sono musulmano, mia moglie era cristiana, nel nostro
paese sono venuti i terroristi ci hanno chiesto la fede, hanno
visto lei con il crocifisso, hanno chiesto di buttarlo, lei non
lo ha fatto, e l'hanno sgozzata davanti a me, ci amavamo tanto».
Sta molto in questa nuova icona che il Papa ha voluto offrire
alla chiesa di San Bartolomeo all'Isola, che conserva icone e
reliquie dei «nuovi martiri», il senso di questo pomeriggio
papale nella chiesa affidata alla comunità di S.Egidio da
Giovanni Paolo II. La storia di questa coppia mista che si amava
teneramente e di questo marito che non riesce a odiare i
terroristi, era già stata raccontata da papa Bergoglio dopo il
suo viaggio a Lesbo, ma consegnarla come icona alla chiesa dei
«nuovi martiri» è un passo grande, e dice tanto. Nella chiesa in
braccio al Tevere si era svolto molto del paziente lavoro di
raccolta di documenti e testimonianze - 12.000 file - messi
insieme sotto la guida dello storico e fondatore della Comunità,
Andrea Riccardi, per documentare, e quindi ricomprendere, la
storia del martirio contemporaneo.
Un pomeriggio di preghiera, quello del Pontefice a S.
Bartolomeo, con molti simboli, alcuni gesti belli e non troppe
parole, che si colloca a pochi giorni dal viaggio di Bergoglio
in Egitto, dove pure il tema del sangue come prezzo pagato
all'odio, pagato da cristiani di tutte le confessioni, e da
uomini di ogni credo, sarà centrale e significativo.
Francesco dunque, come già fece Benedetto XVI nel 2008, ha
visitato la chiesa scrigno dei nuovi martiri. Ad accoglierlo
Riccardi, il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo. e gli
striscioni «Benvenuto papa Francesco», «Pace in tutte le terre»,
«I martiri ci uniscono». La prima sosta del Papa è di fronte al
gruppo di bambini delle «Scuole dalla pace» di Sant'Egidio,
alcuni dei quali gli regalano dei disegni. Tra la folla anche
una delegazione di rom, (nella chiesa è ricordato anche
Zefirino, il primo santo del popolo rom, ndr). Dopo la preghiera
di fronte alla grande icona dei nuovi martiri, comincia il rito,
e il Papa ascolta le testimonianze di parenti di tre fra i tanti
testimoni della fede, di cui si conserva la memoria nella chiesa
dell'Isola Tiberina: Karl Schneider, figlio di Paul, pastore
della Chiesa Riformata, ucciso nel 1939 nel campo di Buchenwald
perchè aveva definito gli obiettivi del nazismo al potere
«inconciliabili con le parole della Bibbia»; Roselyne, sorella
di padre Jacques Hamel, assassinato a Rouen, in Francia, il 26
luglio dell'anno scorso; e Francisco Hernandez Guevara, amico di
William Quijano, un giovane di Sant'Egidio in Salvador, che
venne ucciso nel settembre del 2009 perchè, con le «Scuole della
Pace» della Comunità, offriva agli adolescenti del quartiere in
cui viveva un'alternativa alle Maras, le bande giovanili che
seminano il terrore in questo Paese dell'America Centrale.
Tre le parole più significative del Pontefice ci sono
sicuramente quelle aggiunte a braccio nell'omelia: oltre alla
nuova icona per i martiri a S.Bartolomeo, la denuncia del fatto
che verso i migranti talora «gli accordi internazionali»
dimenticano «i diritti umani». E ancora, la sottolineatura del
fatto che, anche se i martiri possono essere pensati come
«eroi», in realtà sono «aggraziati», cioè non è il «coraggio» il
loro dato principale, bensì la «grazia ricevuta da Dio». E la
«chiesa la fanno i santi, se non è dei santi, non è Chiesa».
Dopo l'omelia il Pontefice benedice una colomba di legno
proveniente da una chiesa di Aleppo. Rende poi omaggio alle sei
cappelle laterali della basilica che conservano le reliquie dei
martiri di Europa, Africa, America, Asia, del comunismo e del
nazismo. Nel corso della liturgia vengono accese alcune candele
per accompagnare ogni preghiera in ricordo dei martiri, tra cui
don Pino Puglisi e mons. Oscar Arnulfo Romero. Tra i partecipanti alla iniziativa anche l'assistente sociale missionaria Agostina Aiello per più di venti anni amica e collaboratrice del parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993 e beatificato nel 2013.
Si prega per i vescovi ortodossi rapiti in Siria, come ha ha
ricordato Andrea Riccardi nel suo saluto, esattamente quattro
anni fa, e si prega per il gesuita italiano padre Paolo
Dall'Oglio, del quale pure da anni non si hanno notizie. Alla
fine il Papa incontrata alcuni profughi giunti in Italia con i
corridoi umanitari, alcuni dei quali già conosceva.
Altre parole forti papa Francesco le pronuncia prima di
salire in macchina per tornare in Vaticano: un grido di condanna
per la «crudeltà» contro i migranti; con l'auspicio se «da Lesbo
e Lampedusa» un po' di solidarietà «salisse verso l'alto»,
sperando che come in Grecia e Italia «questa solidarietà possa
contagiare un po' il mondo»
Ero presente...con grande commozione nel ricordo di don Pino, con il quale ho condiviso momenti di gioia insieme ! P.Paolo Fiasconaro
RispondiEliminaBellissima, questa foto di Agostina con Francesco! Antonino Raffaele
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