venerdì 24 agosto 2018

"SE OGNUNO FA QUALCOSA": UN VOLUME PER RIDARE VOCE A DON PUGLISI



In questa recensione si individua il volume "Se ognuno fa qualcosa", appena pubblicato da Bur-Rizzoli, come una "traditio" degli scritti e delle parole di don Pino, un modo per ridare voce al sacerdote-martire e non disperdere il suo insegnamento.


Patrizia Danzè

«Non ho paura delle parole dei violenti ma dei silenzi degli onesti” diceva don Pino Puglisi, il “prete che fece tremare la mafia con un sorriso” e che di mafia morì, divenendo martire in quanto testimone di speranza, la virtù teologale nella quale confidò per tutta la sua esistenza. «Defunto, benché morto parla ancora», si legge di Abele nella Lettera agli Ebrei, una frase che padre Puglisi amava ripetere, forse presago di quanto sarebbe avvenuto. Vita, insegnamento e martirio di don Puglisi hanno infatti già arricchito una consistente letteratura, di cui il bel volume di Francesco Deliziosi, palermitano e caporedattore centrale del “Giornale di Sicilia” e soprattutto allievo e figlio spirituale di don Pino Puglisi, è un’ ulteriore testimonianza.
Don Pino Puglisi. Se ognuno fa qualcosa si può fare molto” (Rizzoli) non è un’agiografia, benché padre Puglisi sia stato dichiarato beato dalla Chiesa e lo stesso Deliziosi abbia fatto parte della commissione diocesana per l’istruzione della causa di beatificazione e abbia collaborato col postulatore, monsignor Vincenzo Bertolone, fino al riconoscimento del martirio da parte della Chiesa. È invece, a venticinque anni dall’assassinio del prete di Brancaccio per mano di Cosa Nostra, una “traditio”, una “consegna” del magistero cristiano di don Puglisi a noi tutti e in particolare ai giovani, che completa gli scritti di Deliziosi sul religioso.



Nulla come il silenzio degli onesti temeva don Puglisi, la cui parola audace e “scandalosa” si levava limpida e ferma contro la cultura del malaffare, con la «forza della mitezza e l’energia liberante e risanante dell’Evangelo del Regno» (scrive Monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, nella prefazione). Dalla illegalità e dalla violenza voleva salvare bambini e adolescenti, finché si era ancora in tempo: 3P, il nomignolo con cui padre Puglisi era conosciuto, credeva fermamente nella pastorale giovanile, esercitata a Brancaccio, come prima a Godrano, un comune del Palermitano dove era stato “confinato” nel 1970 dopo l’accusa d’essere un “prete rosso”, e dove era riuscito a organizzare iniziative per i bambini e “Settimane evangeliche” per le famiglie, per affrontare il nodo più difficile: il perdono. Ne scaturì un’esperienza fondamentale – scrive Deliziosi – per svellere le radici dell’odio, assieme ad altri gesti simbolici e ad un modello di vita con i quali l’allora giovane parroco si conquistò l’affetto della comunità.
Sposo di madonna Povertà, don Pino viveva una vita semplice, sobria, frugale, alla quale si uniformò per condividere realmente con gli ultimi, con i deboli, il pane e il vino, oltre che le parole giuste. E se la casa popolare in cui viveva era spoglia, tuttavia i libri di filosofia, di teologia, di sociologia la riempivano, perché la sua “predicazione continua” (la stessa che provocò l’odium fidei da parte dei boss di Brancaccio) si nutriva di quelle discipline, come il libro di Deliziosi attesta, riportando i testi pronunciati da don Puglisi, “maestro di preghiera” nelle sue omelie, nei suoi incontri al Centro Padre Nostro da lui fondato a Brancaccio, nei campi-scuola, nei convegni.
Povertà personale per essere credibile e non solo credente (e scarpe bucate ai piedi, insieme ad un logoro giubbino), ma ricchezza morale per affrontare le vere sfide per la Chiesa ed esserne la coscienza critica, combattendo collateralismi con i partiti, moralizzando feste popolari e processioni, formando volontari, analizzando i bisogni del territorio, denunciando il degrado, rendendo trasparenti i conti della parrocchia, alimentando vocazioni. Il denso libro di Deliziosi (molto belle le pagine documentarie dedicate alle letture dei Vangeli di don Puglisi), restituisce tutto il suo spessore a questo alter Christus, a questo prete “anti” ma esempio di fede e legalità, ribelle e dolce, audace e mansueto, umile e colto, disincantato e lucido, ma fiducioso nelle promesse di Dio tanto da amare i suoi nemici, e da sorridere nel momento del sacrificio (come testimonieranno i suoi killer, Grigoli e Spatuzza).

Gazzetta del Sud 19 agosto 2018

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