Da sinistra Ernesto Diaco, don Daniele Saottini, Francesco Deliziosi |
La spiritualità e la pedagogia del beato Pino Puglisi fanno scuola nella Chiesa italiana. Oltre duecento direttori diocesani e regionali degli Uffici per la pastorale della scuola e dell'Insegnamento per la religione cattolica sono in città sulle orme del sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, per confrontarsi sulla responsabilità educativa nel cambiamento d’epoca, ispirandosi proprio a una frase di padre Puglisi che lottò per garantire a tutti i ragazzi il diritto all’istruzione e alla formazione: «Non c’era neanche la scuola media».
Il convegno nazionale, voluto dalla Conferenza episcopale italiana, porta a Palermo il direttore dell’Ufficio nazionale per l’educazione, la scuola e l’Università, Ernesto Diaco, e il responsabile del Servizio nazionale per l’Insegnamento della religione cattolica, don Daniele Saottini, che ieri hanno accolto l’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, esponenti delle istituzioni, sacerdoti e docenti nel centro congressi del San Paolo Palace, a poche centinaia di metri dal luogo dell’omicidio di don Puglisi e confiscato all’imprenditore Giovanni Ienna, prestanome dei fratelli Graviano, i boss di Brancacio che decisero l’eliminazione del sacerdote. Una immersione nel clima degli anni Novanta, ma anche nel processo di cambiamento attivato da «3P» e da tanti volontari e operatori che continuano a lavorare sul territorio.
Non a caso, domani, la tavola rotonda sul tema «Educare al futuro» si terrà nella scuola media di Brancaccio e parteciperanno Domenico Buccheri, docente alla Puglisi, padre Vitangelo Denora, presidente della Fidae Sicilia, e Carina Rossa, della Fondazione pontificia «Scholas Occurrentes». Oggi, invece, sarà l’occasione per visitare il Duomo di Monreale, la Cappella Palatina e la Cattedrale di Palermo, dove si trova la tomba di padre Puglisi e dove l’arcivescovo monsignor Corrado Lorefice presiederà la celebrazione. A tracciare il profilo di educatore e insegnante di don Pino è Francesco Deliziosi, caporedattore del Giornale di Sicilia, allievo e amico del sacerdote, ma anche autore di una serie di volumi sul parroco di Brancaccio proclamato martire dalla Chiesa. I docenti provenienti da tutta Italia restano affascinati da quel sacerdote allegro e ironico, capace di affrontare la morte con un sorriso. «Padre Puglisi aveva un metodo educativo molto preciso e originale, che si può dividere in tre fasi: ascolto, vita comunitaria, ricerca della felicità» descrive con attenzione Deliziosi, citando pensatori e filosofi che ne hanno ispirato la pedagogia. «Applicava il metodo preventivo, che fa leva sulla capacità dei ragazzi, considerando l’accoglienza come prima cosa. La Chiesa di don Pino è sempre stata un ospedale da campo» dice citando un’espressione cara a papa Francesco, che ha voluto celebrare il 25° anniversario dell’assassinio con una visita proprio sui luoghi del martirio. E poi l'esperienza dei campi scuola, negli anni Ottanta, la cura delle vocazioni, intese come la ricerca di un senso della vita, l’impegno a trovare il proprio posto nel mondo, sempre con un occhio rivolto all’altro dove vedere il volto di Cristo. Spunti efficaci, soprattutto a giudicare dall’analisi che Dario Nicoli, docente di sociologia all'Università Cattolica, ha offerto per descrivere «il tempo inedito quello che stiamo vivendo», dove «la gente non è felice», dove sembra che «non ci sia nessun ambito della vita che possa essere positivo e grava sulla gioventù una cupezza che rende pesante il cammino verso il futuro».
Alessandra Turrisi
Giornale di Sicilia
martedì 9 aprile 2019
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