domenica 17 gennaio 2021

Mafia, una lotta infinita. In nome di don Pino Puglisi




Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di Stefano Bardi su don Pino Puglisi. 

L'autore, nato a Chiaravalle (Ancona), operatore socio sanitario dal 2016, è appassionato fin dalla giovane età di letteratura e scrittura, da lui ritenute cure per il corpo e la mente. Tali interessi gli permettono di collaborare alla Rivista di Poesia e Critica Letteraria "Euterpe", al settimanale di politica, cultura e attualità Il SudEst (dal 2015 al 2020), al giornale online di attualità e cultura Tellusfolio, alla rivista online di cultura Lo Specchio (dal 2018 al 2020), al settimanale d'informazione della Diocesi di Jesi Voce della Vallesina, a blog poetico-culturali e a eventi culturali. 



di Stefano Bardi


 Introduzione

 

Parole storiche, evangeliche, sociali, anti-mafiose e letterarie le mie omaggianti 3P che salvò il cuore mafioso-criminale di tanti ragazzi di Brancaccio convertendo le lacrime, i dolori, le ferite e le mortali scelte esistenziali decise dall’allora locale cosca mafiosa da tempo ormai in prigione al regime carcerario dell’articolo 41-bis solo e unicamente, attraverso l’amore e la commiserazione di Dio. Parole le mie inoltre, che sono allo stesso tempo una denuncia sociale contro Cosa Nostra che ancora oggi, come ci mostra la cronaca palermitana locale, infetta la stupenda Sicilia con droga, ladrocini, omicidi e sempre di più con la prostituzione insieme alla mafia nigeriana[1], poiché oggi più che mai la guerra contro di essa non è ancora finita.

 

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Quindici settembre 1993, Palermo est quartiere Brancaccio, piazzale Anita Garibaldi n. 5, traversa di Viale dei Picciotti ore 20:40! Macchine parcheggiate nel buio del piazzale e dopo una lunga attesa aperture/chiusure di portiere mutatesi in un glaciale “Padre, questa è una rapina!” che sarà seguito da un funesto “Me l’aspettavo”, per mutarsi a sua volta in un colpo di pistola alla nuca da una 7,65 con silenziatore partoriente un cadavere steso per terra e affogato dentro una pozza di sangue! Cadavere, quello in questione appartenente a Giuseppe Puglisi chiamato Don Pino Puglisi, che sarà mortalmente azzittito dal commando di fuoco composto dai mafiosi Salvatore Grigoli (collaboratore di giustizia dal 1997), Gaspare Spatuzza (collaboratore di giustizia dal 2009), Antonino Mangano, Cosimo Lo Nigro e Luigi Giacalone seguendo l’ordine degli allora reggenti mafiosi di Brancaccio-Ciaculli, ovvero i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano ubbidienti a loro volta alla volontà esecutoria decisa dai massimi vertici di Cosa Nostra. Decisione presa nei confronti di Don Pino Puglisi perché predicava tutti i giorni alla luce del sole sottraendo ragazzi e picciotti dai tentacoli di Cosa Nostra, che li usava e usa ancora oggi da piazzetta Puglisi a via Giafar come bassa manovalanza per spaccio di droga, commercio abusivo e contrabbando di sigarette[2]. Cadavere, quello di Don Pino Puglisi ancora oggi incutente paura alla Mafia attraverso i suoi insegnamenti portati avanti con coraggio, speranza, giustizia e fratellanza dal Centro di Accoglienza Padre Nostro nella figura di Maurizio Artale seppur con ritorsioni intimidatorie come aggressioni fisiche, incendi annuali, incursioni notturne con devastazioni mobiliari e ladrocini di motorini appartenenti al capo dei volontari[3]. Lotta quella del Centro di Accoglienza Padre Nostro svolta in una odierna Brancaccio in cui parzialmente la Mafia padroneggia con inseguimenti, minacce, incendi e aggressioni verso i suoi più stretti collaboratori, ma in particolar modo verso chi si occupa con tenacia, coraggio, speranza del  ricordo e della divulgazione dei suoi insegnamenti, come conversione dalla Mafia[4].

Una Brancaccio, quella odierna, composta in parte anche da luci create dalle lotte puglisiane come il centro di aggregazione per anziani, la scuola media, il campetto da calcio, lo sportello di assistenza sociale, l’auditorium, la piscina e tanto altro ancora, purtroppo però affiancato da povertà, disoccupazione, latitanza, abbandono scolastico, delinquenza e mafia[5], come nel lontano sei ottobre 1990 quando Don Pino Puglisi si insediò come parroco nella Chiesa di San Gaetano di Brancaccio iniziando la sua lotta contro la locale cosca di Cosa Nostra con manifestazioni, omelie, conferenze e attività animate da parole fraterne, amorose e compassionevoli. Parole giunte sino a noi nel 2018 all’interno dell’opera «Se ognuno fa qualcosa si può fare molto. Le parole del prete che fece paura alla mafia» curata dal giornalista Francesco Deliziosi, che ci mostra Don Pino Puglisi in veste di autore principale “come se” fosse ancora oggi presente in mezzo a Noi e predicasse in prima persona il Vangelo, per combattere l’oscura bestia dall’avida bocca colma di sangue innocente denominata… Cosa Nostra! 

Opera quella di 3P dal forte senso cristiano rivolta ai fanciulli, ai preadolescenti e agli adolescenti delle famiglie mafiose locali in quanto figli di Dio, per fargli riconquistare l’etica della fierezza e fargli comprendere il significato della loro terrena esistenza attraverso lo strumento del gioco, poiché strada capace di infondergli il senso del rispetto etico, sociale, e legislativo altrui allontanandolo dall’oscuro universo dell’inganno carnale partoriente solitudini, emarginazioni e tristi socialità materiali. Scopi questi che saranno divulgati da 3P anche alle famiglie con figli mafiosi carcerati e/o agli arresti domiciliari per reati di microcriminalità, in quanto l’errore è concepito da 3P come lo specchio e riconoscimento dell’errore umano, per poter convertirsi in maniera definitiva alla luce di Dio abbandonando le oscure strade criminali, illegali e mafiose. 

Azione che sarà svolta in una Brancaccio animata da 3P con catechesi educative con lo scopo di combattere la povertà alimentare, l’emarginazione sociale e le vacuità scolastiche costituite dallo spaccio, dai ladrocini, dalla prostituzione e dalle azioni criminali di stampo mafioso viste dai ragazzi di Brancaccio come qualcosa di legittimamente difendibile perché uniche fonti di guadagno socio-economiche per le loro famiglie indigenti. Catechesi  puglisiane basate sul volontariato inteso come il fraterno rapporto verso i bisognosi, per la realizzazione dell’evangelico legame Uomo-Dio senza che il volontario ne abbia un guadagno di ritorno perché animato da semplicità, libertà, amori e commiserazioni, come avverrà ufficialmente il ventinove gennaio 1993 quando venne inaugurato il Centro di Accoglienza Padre Nostro di Brancaccio già attivo materialmente da anni. Centro sociale e sanitario, che ancora oggi attraverso l’impegno dei suoi volontari lotta contro indigenze socio-economiche, emarginazioni medico-sanitarie, disabilità psico-fisiche, vacuità scolastiche, mercificazioni sessuali e analfabetismi scolastici riferiti all’abbandono della scuola media, poiché concepita al pari di 3P come un luogo di coesione sociale ed educazione linguistica capace di formare le nuove generazioni come Cittadini del Mondo capaci di ribellarsi agli oscuri tentacoli della locale cosca di Cosa Nostra, che li vorrebbe come carne da macello nei loro mortali traffici. 

Battaglie che saranno portate avanti da 3P attraverso lo studio, la comprensione, la divulgazione e l’evangelizzazione del Padre Nostro in quanto Dio concepito come un’energia salvifica animata da fierezze etiche, fratellanze obbedienti, comunanze socio-esistenziali e libertà intellettuali che saranno contrapposte alle demoniache parole del “Padre(ino) Nostro” della locale cosca di Cosa Nostra, che si basava sulla remissiva obbedienza al sangue, sulla vendicativa economia sociale, sulla silenziosa lingua punitiva e sull’arrogante esistenza dedita all’altrui dipartita, ovvero un’esistenza capace di mutare i ragazzi di Brancaccio in selvaggi picciotti dall’avida bocca colma dell’innocente sangue fraterno. 

Scenario questo in cui 3P seguendo gli ideali di San Giovanni Bosco salvò molti ragazzi e ragazze di Brancaccio strappandoli dalle mani della locale cosca di Cosa Nostra, per poi cucirgli addosso un nuovo vestito costruito con forte fedeltà e ardente spiritualità capace di mutarli in ubbidienti figli costituzionali rispettosi della legalità attraverso le scuole, gli oratori, i circoli e l’educazione alle povertà intese da 3P come amore. Povertà come amore e come donarsi in toto agli altri dando misericordiosamente il massimo, ovvero essere in grado di far comprendere a chi sbaglia l’errore commesso avvicinando di conseguenza il loro cuore all’intima giustizia e all’etica rappresaglia perché anche i delinquenti, gli assassini, gli spacciatori e i mafiosi sono figli di Dio che devono convertirsi per rinascere a nuova Vita in nome dell’amore fraterno. 

Amore così concepito da 3P che ci mostra la Morte per quello che è in realtà, ovvero la conquista della terrena esistenza passando nel terreno martirio animato dalla rinuncia alle materialità, dalla spirituale onestà e dalla sociale fratellanza verso i bisognosi come fece 3P nei confronti dei ragazzi e delle ragazze di Brancaccio, che furono da lui salvati e recuperati come Cittadini del Mondo dall’oscuro potere della locale cosca di Cosa Nostra attraverso la felicità, i campi-scuola e le beatitudini. Felicità rappresentata da 3P come vocazione, ovvero la divina e celestiale predisposizione nel formare le famiglie animandole con spiritualità, solidarietà, condivisioni e fratellanze, ma in particolar modo nell’aprire gioiosamente il proprio cuore nei confronti dei mendicanti, disabili, drogati, reietti, esclusi, senili, disoccupati e più in generale di tutti coloro che hanno sostituito Dio, con i demoniaci culti del sangue e del fratricidio denominati Cosa Nostra. 

Predisposizione alla felicità, che deve essere capace in particolar modo di mutare la nostra esistenza nella conquista della felicità, della dignità, della vita per liberarci con l’aiuto del Padre Celeste dall’amor di sé e dalle lussuriose depravazioni in quanto figli di Dio pescati insieme ai terreni fratelli per la realizzazione della fraterna comunione, ovvero di un dialogo di pura passione, amore e solidarietà verso i più bisognosi, ma in particolar modo capace di farci risorgere come novelli Gesù Cristo dalle nostre dolorosissime Croci esistenziali per mutarci in guide spirituali nei confronti delle terrene anime fraterne infettate dallo spaccio, dagli omicidi e dalle mafie. Compito questo che sarà realizzato da 3P attraverso i campi-scuola per i ragazzi tra i quattordici e i diciotto anni, che sono da lui intesi come delle strade da seguire, per mutarci in novelli discepoli di Gesù Cristo e come lui divulgare l’umanità, il rispetto sociale e la fratellanza psico-fisica, ma in particolar modo capaci di mutarci in maestri della resipiscenza come verginea rinascita carnale in nome della ricchezza spirituale con la sottomissione ai fraterni dolori per liberare e curare con l’amore di Gesù Cristo tutti coloro che hanno abbandonato Dio abbracciando il culto del sangue. 

Novelli Gesù Cristo, gli Uomini, che secondo gli insegnamenti di 3P devono diffondere la letizia nel cuore degli indigenti, dei mendicanti, dei disgraziati, degli innocenti e dei vessati perché simboleggianti i perfetti figli di Dio in quanto animati dalla fraterna ricchezza della condivisione spirituale, dalla reale onestà sociale mascherante le false materialità e dalla gioiosa resurrezione divina capace di convertire i corrotti spiriti.

Detto questo e prima di passare alla parte finale in chiave prettamente letteraria sorge spontanea una domanda, ovvero, quali sono stati i testi alla base degli insegnamenti di 3P? La Sacra Bibbia in primis affiancata però da studi filosofici, psicologici, pedagogici e in particolar modo dal Vangelo secondo Luca, poiché ci mostra il Messia rinato dalla Croce e sceso in mezzo agli Uomini come l’unica energia capace di curare, salvare, purificare e convertire le dannate anime educandole attraverso la commiserazione alla semplicità, alla solidarietà e alla fratellanza, in quanto uniche strade da seguire ciecamente per la conquista del Regno Celeste.

Figura e insegnamenti quelli di 3P, che sono stati trattati anche dalla letteratura italiana come è dimostrato dall’opera teatrale Il fiore del dolore di Mario Luzi e in particolar modo dal romanzo Ciò che inferno non è dello scrittore, insegnante e sceneggiatore Alessandro D’Avenia nato a Palermo nel 1977. Romanzo di formazione narrante la storia del diciassettenne Federico in cui si può vedere lo scrittore medesimo e dell’incontro con 3P che svilupperà la sua crescita sociale, esistenziale e spirituale all’interno di una Brancaccio degli anni Novanta a quei tempi sotto l’oscuro dominio della locale cosca mafiosa affiliata a Cosa Nostra, ovvero i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano reggenti del mandamento mafioso di Brancaccio-Ciaculli. 

Brancaccio, qui romanzata, come un brumoso palcoscenico dalle teatrali carni infettate da depravate lussurie stupranti innocenti puerilità e profumate fragranze marine, che sono controllate da oscuri picciotti dai passi decisi, dagli sguardi glaciali, dalle bocche sanguinanti e dalle parole obbedienti alla locale cosca mafiosa del quartiere, poiché la Famiglia nella loro visione è l’unica strada da seguire per imporre la legalità, la giustizia sociale, economica, spirituale e lavorativa in nome di una Vita gaudente nel succhiare l’amore dal cuore degli innocenti spiriti. Picciotti qui appellati con selvaggi soprannomi e dediti all’illegale gestione degli scantinati condominiali di Via Hazon trasformati in un inferno animato da armi di contrabbando, nocive sostanze droganti, combattimenti illegali di cani e mercificazioni sessuali minorili, poiché il quotidiano inferno mafioso tutto ha conquistato e sottomesso costringendo tutti a vivere sempre a testa bassa. 

Atmosfera che sarà disinfettata e purificata da 3P che muterà la violenza mafioso-criminale in amore, trasformando gli oscuri cuori in balsamici oceani attraverso l’amore concepito come unica salvezza per la sociale, etica, spirituale e legale salvaguardia delle puerili verginità. Amore e Morte quest’ultima che significherà immortalità per 3P, poiché ancora oggi dopo quasi ventotto anni dalla sua dipartita, il suo martirio lo mostra ai nostri occhi come un angelo che è stato capace di convertire i puerili dolori e le sanguinose lacrime causate dalla locale cosca mafiosa legata a Cosa Nostra in speranze, gioie e amori in nome della beatitudine del volto di Dio.


 

Bibliografia e Sitografia di riferimento

 

AA.VV., Vangelo e Atti degli Apostoli, Shalom, Camerata Picena, 2008.

D’AVENIA, ALESSANDRO, Ciò che inferno non è, Mondadori, Milano, 2014.

PUGLISI, PINO, DON, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto. Le parole del prete che fece paura alla mafia, a cura di Francesco Deliziosi, BUR, Milano, 2018.

PUGLISI, PINO, it.wikipedia.org/wiki/Pino_Puglisi, “Wikipedia”, 2021.

 

[1] Alessandro BiscontiIl silenzio della mafia: “C’è fermento, adesso i perdenti spingono per riprendersi Palermo”, palermotoday.it/cronaca/mafia/mafia-palermo-relazione-dia-2020-clan-cosa-nostra.html, “PalermoToday”, 19 luglio 2020.

[2] Felice CavallaroAl collaboratore di Don Puglisi: “Hanno fatto bene ad ammazzarlo”corriere.it/cronache/18_ottobre_08/palermo-collaboratore-don-puglisi-hanno-fatto-bene-ad-ammazzarlo-7ecfe2be-cadd-11e8-9a02-946640b28e26.shtml, “Corriere della Sera”, 8 ottobre 2018.

[3] Alessandra BuscemiLotta alla piovra. La mafia teme ancora don Puglisicentropadrenostro.it/articoli.asp?ID=688, “Avvenire”, 6 agosto 2003.

[4] Cavallaro FelicePalermo, intimidazione nella borgata del delitto. Il successore. “È rimasto tutto come allora” – “Don Puglisi, 10 anni dopo l’omicidio comanda ancora la mafia”centropadrenostro.it/articoli.asp?ID=669, “Corriere della Sera”, 15 settembre 2003.

[5] Gambassi GiacomoViaggio nel quartiere di padre Puglisi che rinasce sui suoi passiavvenire.it/chiesa/pagine/nel-quartiere-brancaccio-di-padre-puglisi-che-rinasce, “Avvenire”, 2 settembre 2018.

 

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