domenica 1 settembre 2024

Giovani dall'Aquila a Palermo per conoscere don Pino Puglisi

I ragazzi dell'Aquila nella chiesa di San Gaetano a Brancaccio

Un viaggio dall'Aquila alla Sicilia per conoscere la vita di don Pino Puglisi. Lo hanno compiuto alcuni giovani della Parrocchia Universitaria San Giuseppe Artigiano dell'Aquila, guidati dal parroco don Federico Palmerini. Il tema del viaggio era appunto "Orme di giustizia e di pace". Una prima sosta è stata a Bovalino per conoscere suor Carolina Iavazzo, collaboratrice di don Puglisi al Centro Padre Nostro. Poi a Palermo l'incontro con l'attuale parroco di Brancaccio don Maurizio Francoforte e col giornalista e amico del sacerdote-martire Francesco Deliziosi, autore della biografia "Pino Puglisi - il prete che fece tremare la mafia con un sorriso". Ecco un articolo che gli stessi giovani hanno inviato a questo blog come resoconto del loro toccante viaggio nella memoria.



La prima cosa che viene spesso in mente, quando si parla della Sicilia, non è la Magna Grecia, la cultura culinaria o il mare, ma la mafia. Per mafia si è soliti pensare al signorotto con cappello e cappotto eleganti e sigaretta accesa; invece, nel nostro viaggio nell’isola, siamo venuti a conoscenza, grazie alle varie testimonianze ascoltate, che la mafia è un’organizzazione gerarchica che opprime e schiaccia la libertà di ogni persona. Abbiamo però incontrato un uomo, più precisamente un prete, un padre che ha avuto il coraggio di rompere gli schemi, vivendo nella libertà e per la libertà della sua terra. 
Il nostro viaggio è iniziato in realtà nel sud della penisola, a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria dove abbiamo avuto il piacere di ascoltare la testimonianza di Suor Carolina Iavazzo, aiutante di Don Pino Puglisi durante il suo ministero a Brancaccio. Ci ha fatto rivivere Padre Puglisi come un uomo in carne ed ossa capace di cambiare, con semplicità e fede, le persone che ha incontrato lungo il suo cammino, compresa lei stessa. Persino dopo diversi anni dalla sua morte suor Carolina si è lasciata ancora provocare da lui, che non si adagiava nella comodità e che, con questa sua eredità, l’ha spinta a rimettersi in gioco per chi ne aveva più bisogno. Ciò di cui le persone avevano ed hanno tuttora bisogno è la libertà.
 Siamo riusciti ad approfondire questo tema grazie alla testimonianza di Don Maurizio Francoforte, attuale parroco di Brancaccio o, come a lui piace definirsi, viceparroco. Viceparroco perché sia lui stesso che le persone del quartiere sentono ancora ad anni di distanza la presenza di Don Pino e di come influisca sulla loro vita, seppur non fisicamente, ma dal Cielo, nella comunione dei Santi. Don Maurizio, per spiegarci la libertà, ci ha raccontato la storia di un parrocchiano che aveva perso il lavoro e a cui Don Pino diede l’opportunità di averne uno. Il lavoro consisteva nel dipingere le pareti di una delle stanze della parrocchia. Il parrocchiano si ritrovò però ogni giorno a ridipingere la stessa stanza di tonalità diverse di bianco per “questo prete che non si accontentava mai”. Dopo giorni, stanco, il parrocchiano disse a Don Pino che non sarebbe più andato e il prete, semplicemente sorridendo, lo pagò. Un episodio che ha il valore di una parabola: quando la mafia chiede qualcosa, tu non sei libero di dire di no; Don Pino invece ha dimostrato a quest’uomo che si può essere liberi di scegliere, in ogni condizione della propria vita. Pensare di chinare il capo, invece di sognare guardando il cielo, è ciò che Padre Puglisi non si permetteva e che, di conseguenza, ha insegnato anche a quanti ha incontrato sul suo cammino. 
 La storia di questo parrocchiano ci fa intuire anche un’altra cosa: Don Pino era in grado di instaurare un rapporto speciale con le persone. Di questo ce ne ha parlato il giornalista Francesco Deliziosi, allievo di Padre Puglisi al liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo e poi suo aiutante, insieme a sua moglie, durante gli anni a Brancaccio. Deliziosi ci ha parlato di come Don Pino avesse la capacità di creare rapporti autentici con tutti, dai bambini che frequentavano la parrocchia, che gli avevano dato il soprannome di 3P, sigla con cui spesso lui si firmerà, ai suoi studenti liceali e agli adulti che andavano a casa sua a chiedere consigli. 
Ogni persona vantava di avere un rapporto unico e speciale con Don Pino proprio perché una delle cose più belle del suo carattere era la capacità di mettersi in ascolto e a disposizione del prossimo, creando appunto relazioni uniche. Per dimostrare quanto sia stata importante la sua presenza, tutt’oggi il quartiere di Brancaccio viene definito “il quartiere di Don Pino”. 
In punto di morte Padre Puglisi ha sorriso al suo omicida, dicendo “Me lo aspettavo”. Ha dato prova di grande coraggio, non cedendo ad alcun tipo di minaccia e alla paura grazie soprattutto alla sua profonda fede, che lo ha accompagnato durante tutta la sua vita donandogli sostegno e speranza. Ad oggi Don Pino è per tutti noi simbolo di speranza e di libertà di fidarsi del Signore, anche di fronte alle insidie più grandi, e ci insegna a non abbandonarci a periodi di fragilità, che possono renderci schiavi e privi di libertà, ma a guardare sempre in alto, a quella sorgente dalla quale sgorga la libertà più vera, quella che lo stesso Signore Gesù ha avuto nella sua vita.
I ragazzi della Parrocchia Universitaria San Giuseppe Artigiano
L'Aquila

I ragazzi dell'Aquila col giornalista Francesco Deliziosi



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