Pagine

giovedì 17 ottobre 2024

La lezione antimafia del Papa: ricordato don Pino Puglisi




 

Papa Francesco apre l’anno accademico della Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia. Il Pontefice torna a Palermo, seppur in video, per la lezione introduttiva al nuovo anno che è ufficialmente iniziato con questo incontro importante al quale erano presenti le alte cariche cittadine. Tra questi ultimi anche i vescovi di Sicilia provenienti dalle varie diocesi, con a capo il presidente della Conferenza episcopale siciliana, monsignor Antonino Raspanti. 


Stracolma l’aula magna della facoltà che ha visto diversi momenti, il primo quello di apertura affidato al preside, il professore don Vito Impellizzeri il quale ha sottolineato l’importanza della facoltà teologica e la sua vocazione ad essere un luogo di cultura e di incontro. «Tutti gli istituti teologici siciliani - ha detto il preside - insieme vedono quel rapporto che c’è tra la storia e gli uomini e le donne e lo Spirito Santo. In questi centri di formazione teologica si crea proprio il legame tra lo Spirito e la storia, legame che genera processi culturali, esperienze di verità, ricerca, vivere comune, dei lavoratori che vivono la vita in Dio. Noi non apparteniamo alla mentalità della gestione, noi apparteniamo al Vangelo - ha concluso -, non abbiamo nient’altro, ed è nostro compito porre la notizia buona del Vangelo tra le pieghe e le piaghe della storia degli uomini e delle donne, con semplicità e insieme, non individualmente, la forza della Chiesa è la sua idea di corpo». 

Un’apertura che ha fatto presagire parole semplici ma dirette da parte del Santo Padre che è intervenuto subito dopo tra l’emozione generale dell’assemblea accademica. «Iniziate con creatività un vero e proprio laboratorio teologico e sociale del perdono, per una vera rivoluzione di giustizia». Con questo invito, Papa Francesco ha aperto il suo messaggio ricco di riferimenti a figure che sono state di vitale importanza per la Sicilia di oggi, persone che hanno dato la vita per la legalità, la coltivazione del dialogo ecumenico e interreligioso, fino ai grandi nomi della letteratura siciliana. La Sicilia, da sempre, è stata crocevia di popoli e religioni, ancora oggi essa è una terra di accoglienza e la facoltà teologica «è chiamata da dentro la storia - ha detto il Papa - e in ascolto del fiuto della fede che il popolo di Dio possiede, a farsi protagonista per affrontare quelle sfide che il Mediterraneo pone alla teologia: il dialogo ecumenico con l’Oriente; il dialogo interreligioso con l’Islam e l’Ebraismo; la difesa della dignità umana del Mare nostrum, spesso reso monstrum dalle logiche di morte». 

La teologia dunque richiede testimonianze, come quelle lasciate da coloro che hanno dato sé stessi fino al martirio «questa terra - ha continuato il Pontefice - conosce grandi testimoni e martiri, da Padre Pino Puglisi al giudice Rosario Livatino, senza dimenticare i magistrati Paolo Borsellino e Giovanni Falcone, e tanti altri servitori dello Stato. Essi sono vere cattedre di giustizia, che invitano la teologia a contribuire, con le parole del Vangelo, al riscatto culturale di un territorio ancora drammaticamente segnato dalla piaga della mafia. Non dimentichiamo questo». 

Una vera e propria full immersion nella storia, è questo dunque il compito della teologia secondo Papa Francesco che ha esortato ad avviare un «laboratorio teologico e sociale del perdono» andando così a tracciare la rotta del dialogo ecumenico e interreligioso che seppur difficoltosa «è quella da riproporre e sostenere attraverso esperienze di incontro, esperienze anche di confronto e collaborazione nel comune ascolto dello Spirito Santo. È eredità di tanti martiri del dialogo nel Mediterraneo». 

Infine, il Santo Padre ha voluto far riferimento a tutti quei personaggi che hanno reso illustre la nostra Isola mediante la letteratura, citando nomi come Pirandello, Verga e Sciascia coloro che hanno scritto pagine memorabili e, «hanno saputo riconoscere - ha concluso Francesco - quel fiuto della fede che appartiene all’esperienza del popolo». 

L’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, gran cancelliere della facoltà, ha concluso con il consueto messaggio inaugurale improntandolo sul solco del discorso del Papa ha affermato con decisione che «le nostre chiese e la nostra teologia devono fare di più per chi soffre. Coloro che hanno il ministero della riflessione sulla fede - ha chiosato - devono per primi levare la loro voce contro la disumanizzazione del mondo contro la sclerocardia, vera pandemia che ci sta assalendo».

Giovanni Azzara

Giornale di Sicilia 17 ottobre 2024




Nessun commento:

Posta un commento