Don Maurizio Francoforte |
Amava dire, con una battuta, di sentirsi il viceparroco, perché don Pino Puglisi sarà sempre il vero parroco della chiesa di San Gaetano a Brancaccio. Ora la salma di don Maurizio Francoforte, per sedici anni anima e cuore del quartiere, morto nella notte della vigilia di Natale, è stata sistemata nella sua chiesa, divenuta casa di tanti in questi anni, e subito meta di un pellegrinaggio commosso, con adolescenti, giovani e adulti che da ogni parte del quartiere e anche dall’esterno, sono venuti a rendergli omaggio in un clima di famiglia e accoglienza.
È giunto anche l’arcivescovo Corrado Lorefice che, davanti all’amico sacerdote, morto a 62 anni, si è sciolto in un pianto a dirotto. Queste le parole di Lorefice: «Il nostro cuore si è infranto, ma è sereno perchè questo è il Natale di don Maurizio Francoforte, il parroco di Brancaccio che ha avuto - e continuerà ad avere - Nel cuore c'è il bisogno di rendere concreto il messaggio del Martire e Beato Pino Puglisi: se apriamo il cuore a Dio, possiamo contribuire alla realizzazione di una città umana riscattata dal male e dalla mafia».
A fine ottobre del 2008 era arrivata la nomina e lui aveva commentato: «Io vado a Brancaccio per fare il parroco. La gente ha voglia di sentire parlare di Dio. Mi impegnerò perché questa borgata non sia più quella per cui tutto il mondo la conosce: Brancaccio uguale mafia, uguale paura. Anche Betlemme era una periferia, dobbiamo credere che da Brancaccio non potrà mai venire niente di buono? Io cercherò di rendere la parrocchia un laboratorio di idee. Sono nato alla Kalsa, ho fatto il falegname, ho ricominciato a studiare a venticinque anni, sono diventato sacerdote a quaranta. Nessuno più di me è convinto che la gente può cambiare».
Un aneddoto lega Francoforte e Puglisi, che si conoscevano: «A suo tempo frequentavo la parrocchia di San Tarcisio, dove don Pino veniva a fare incontri di lectio divina. Un giorno ci ritrovammo solo in due e, per un disguido, rimanemmo fuori dalla chiesa. Pioveva a dirotto. Don Pino arrivò, ci trovò sotto l’ombrello, ma non si scompose. Aprì anche il suo ombrello e fece il suo incontro di lectio, solo per noi due, sotto la pioggia».
In occasione della visita, lo scorso settembre, della Commissione parlamentare sulle periferie, don Francoforte aveva manifestato sentimenti di insofferenza. «Siamo stufi delle parole», aveva detto nel suo modo diretto e privo di fronzoli, allungando lo sguardo sulle strade che conosceva a memoria. Don Maurizio allora puntava il dito contro i tour-passerella: «Siamo abituati ai tanti che vengono qui soprattutto durante l’anniversario dell’omicidio di padre Pino Puglisi; in sedici anni da parroco ho sentito tanti impegni verbali, quasi mai, però, abbiamo visto quei fatti necessari per far crescere Brancaccio e i suoi abitanti, come voleva don Pino».
La sua ultima battaglia - proseguita ora da volontari e operatori parrocchiali - è stata quella di rendere praticabile e a portata di bambino la vasta area confiscata alla mafia, in via Fichidindia, dove sarebbe dovuta sorgere la nuova parrocchia, pensata come una grande agorà, con spazi di incontro, di gioco, laboratori di mestieri. Di quel sogno, progettato da padre Puglisi, c’è solo una “prima pietra” collocata ormai parecchi - troppi - anni fa e una piccola zona giochi per i bimbi che adesso si vuole più grande e accogliente.
Così don Maurizio non si era arreso e aveva già iniziato l’iter per un grande murale - da realizzare con una raccolta fondi e insieme alla Fondazione Missio, organismo della Cei - che racconti i protagonisti della liberazione del quartiere e della città, da don Puglisi al missionario laico Biagio Conte, fino alle vittime innocenti di mafia, ai santi della città e ai bambini del rione, che avanzano inesorabili come nel quadro di Pellizza da Volpedo «Il Quarto Stato», o come nell’Esodo, racconto biblico della liberazione di un popolo dalla schiavitù. Un murale voluto come primo passo di quel sogno più grande.
Le esequie di don Maurizio saranno celebrate domani (venerdì 27 dicembre) alle 10.30 presso la chiesa della Missione Speranza e Carità di via Decollati, dove si trovano le spoglie di Biagio Conte, fondatore della Cittadella dei poveri, morto il 12 gennaio 2023, a 59 anni, anche lui per un tumore al colon, e a cui il parroco era molto legato. Raccontava don Maurizio che si erano incontrati con fratel Biagio persino alle sedute di chemio e ne avevano dedotto, anche in questo caso con una battuta memorabile, "di essere davvero ...inseparabili".
Don Maurizio, buon riposo tra le braccia del Padre!
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