domenica 1 settembre 2024
Giovani dall'Aquila a Palermo per conoscere don Pino Puglisi
lunedì 31 ottobre 2022
Don Pino che aiutava i giovani a scoprire il proprio talento
di Rosalia Gigliano
lalucedimaria.it
Era “il parrino che dava fastidio”: così la criminalità lo definiva e, allo stesso tempo, aveva già deciso di condannarlo a morte. Lui, don Giuseppe Puglisi: quello che salvava i bambini dalle grinfie della mafia, quello che contrastava chi voleva ridurre il quartiere Brancaccio, nella sua Palermo, a un covo di criminalità, quello che ha donato la sua vita sapendo che nulla di tutto ciò che aveva fatto era stato vano.
Don Pino è, per la chiesa, un martire. Ma è anche un uomo che ha dato voce a chi voce non l’aveva. E questo è stato, fra l’altro, uno degli insegnamenti più grandi che ha lasciato a tutti i suoi ragazzi e giovani. La sua voce continua a scorrere, non solo a Palermo, ma in tutti coloro che, ogni giorno lo invocano e chiedono la sua protezione.
mercoledì 14 luglio 2021
All'Isola d'Elba l'omaggio dei giovani per don Puglisi
La professoressa Roberta Di Maria è una insegnante palermitana che dal 2015 si è trasferita all'Isola d'Elba e insegna presso la Scuola secondaria di I grado "Giosuè Carducci" di Porto Azzurro. Circa due anni fa è stato avviato con gli alunni un percorso di approfondimento sui temi della legalità, che ha portato alla preparazione e alla stesura del testo di un libro a cura delle classi terze. Tra le varie vicende e vittime della mafia, in particolare, viene ricordato nei primi racconti don Pino Puglisi, ucciso il 15 settembre del 1993 a Brancaccio. Il libro è stato presentato nell'istituto il 29 giugno 2021. Ecco un articolo che riassume il senso della splendida iniziativa che spicca per un grande valore educativo per le nuove generazioni.
lunedì 10 giugno 2019
DON PUGLISI FA STUDIARE ANCORA I RAGAZZINI GRAZIE A UN LIBRO
venerdì 16 giugno 2017
PORCARO E CARINI A GIUSEPPE GRAVIANO: NON INSULTARE PADRE PINO MA CONVERTITI
Giuseppe Graviano durante un processo |
Le trascrizioni delle intercettazioni in carcere del boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, hanno riempito pagine di giornali. In particolare, alcuni passaggi riguardano l'omicidio di padre Pino Puglisi per cui Graviano (insieme col fratello Filippo) è stato condannato all'ergastolo come mandante. Il boss cerca di "mascariare" (imbrattare) la memoria del sacerdote-martire. Lo dipinge come "un litigioso" che diceva "parolacce" (sic), "che insultava le persone di Brancaccio" e da queste era mal sopportato. Non dice nulla, ovviamente, delle sue responsabilità per il delitto, sempre negate durante i tribunali. Agli insulti di Graviano rispondono con un comunicato congiunto Gregorio Porcaro - all'epoca viceparroco a Brancaccio e oggi referente siciliano di Libera - e Giuseppe Carini, uno dei giovani di Puglisi che oggi è testimone di giustizia: da Graviano arriva solo un cumulo di "bugie". I due lo invitano a convertirsi: accanto a sé troverà lo spirito di padre Puglisi ad accoglierlo.
mercoledì 30 novembre 2016
PADRE PUGLISI E I GIOVANI: INIZIATIVE AL LICEO ARTISTICO V. RAGUSA DI PALERMO
Un momento dell'incontro con Giusy Pomara e Francesco Deliziosi al liceo artistico |
giovedì 25 febbraio 2016
SCANTINATI DI VIA HAZON: PER I LIQUAMI SFUMA IL SOGNO DI DON PINO
L'asilo realizzato in via Hazon nel giorno dell'inaugurazione. Ora è chiuso per liquami |
domenica 31 gennaio 2016
LOREFICE: DON PUGLISI E DON BOSCO INNAMORATI DI GESU'
Don Corrado dà il "calcio d'inizio" per l'inaugurazione del nuovo campetto del Don Bosco (foto di Tanino Lio). |
Il nuovo arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha partecipato alla festa per ricordare Don Bosco nell'istituto che porta il nome del Santo in via Libertà a Palermo. E' stata l'occasione per accostare, davanti agli studenti, le figure di padre Pino Puglisi e del fondatore dei salesiani. Entrambi pastori del gregge di Dio e "innamorati di Gesù". I giovani del Don Bosco avevano già approfondito il tema in un incontro col giornalista Francesco Deliziosi e sull'argomento trovate in questo blog un articolo del preside, prof. Nicola Filippone (per leggerlo cliccate qui ).
lunedì 18 gennaio 2016
PADRE PUGLISI E DON BOSCO, DUE EDUCATORI A CONFRONTO
lI Beato padre Pino Puglisi e San Giovanni Bosco: due esempi di educatori che hanno saputo parlare al cuore dei giovani. Il 28 novembre 2015 si è tenuto un incontro con i ragazzi dell'Istituto don Bosco a Palermo per fare memoria del martire ucciso dalla mafia: il parallelo tra i due sacerdoti è emerso sia negli interventi del preside, professor Nicola Filippone, ideatore dell'iniziativa, che in quelli del giornalista Francesco Deliziosi, ex alunno e collaboratore a Brancaccio del Beato nonché autore della biografia "Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso" (Rizzoli). In particolare Deliziosi ha analizzato il metodo pedagogico di Puglisi, applicato tra i banchi del liceo Vittorio Emanuele II (dove ha insegnato dal 1978 al 1993) e poi anche come parroco impegnato nel riscatto dei giovani emarginati delle periferie palermitane. Filippone ha messo in evidenza le affinità tra quanto faceva Don Giovanni Bosco per il recupero dei ragazzini e le esperienze di sostegno ai giovani disagiati intraprese da padre Puglisi soprattutto a Godrano e a Brancaccio. A conclusione dell'incontro Deliziosi ha letto una preghiera scritta da padre Puglisi sotto forma di invocazione a Don Bosco perché protegga i docenti e tutti i giovani che gli erano stati sempre così cari.
Il preside del Don Bosco ha adesso messo a fuoco il parallelo tra i due sacerdoti in un saggio scritto per il blog che state leggendo. Ecco il testo, ricchissimo di spunti di riflessione, per studenti e insegnanti, sul grandissimo carisma che accomuna i due educatori. Ma non solo, in comune c'erano anche due scelte controcorrente: essere poveri e allegri.
martedì 5 maggio 2015
STUDENTI ROMANI IN VISITA NEI LUOGHI DI PUGLISI. "IL SUO AMORE CI FA AFFRONTARE SENZA PAURA LA VITA"
Un gruppo dei ragazzi in viaggio d'istruzione con la prof. Volpe davanti alla tomba di padre Puglisi in cattedrale a Palermo |
venerdì 23 gennaio 2015
SUPERATI I 13 MILA CONTATTI/ECCO LA NOSTRA PAGINA FACEBOOK
- Questa è l'immagine di copertina della pagina Facebook "Beato Giuseppe Puglisi" collegata al nostro blog, diventato in pochi mesi la principale fonte di informazioni on line sul sacerdote-martire ucciso dalla mafia nel 1993. Proprio ieri abbiamo superato i 13 mila contatti. Una iniziativa nata per fare memoria del suo sacrificio e per far conoscere la forza della sua fede e le sue lezioni di legalità.
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giovedì 11 dicembre 2014
"IL CORAGGIO DELLA VERITA' NELLA COMUNICAZIONE": UNA TESI DI LAUREA SU PADRE PINO PUGLISI
La copertina della tesi di laurea dedicata a Padre Pino Puglisi |
Federica Raccuglia si è laureata nei giorni scorsi col massimo dei voti e la lode in ”Scienze dell'editoria, dell'informazione e della comunicazione” presso l'Università di Roma Tor Vergata - Facoltà di Lettere e Filosofia (laurea magistrale) con una tesi su "Il coraggio della verità nella comunicazione - la storia di Padre Pino Puglisi". Per il blog beatopadrepuglisi.it ha scritto questo articolo che sintetizza la sua ricerca sul particolare modo di comunicare e di rapportarsi con gli altri da parte di Puglisi nelle varie epoche della sua vita.
di Federica Raccuglia
martedì 2 dicembre 2014
LA CHIESA DI PADRE PUGLISI: POVERA E PER I POVERI
La scelta di povertà di padre Pino Puglisi è un tema tornato d'attualità - all'interno del clero e non solo - dopo che Papa Francesco, appena eletto, ha detto di volere "una Chiesa povera e per i poveri". 3P non aveva conto in banca, viveva in una casa popolare in affitto, piena solo di libri e che non aveva mai pensato a riscattare. Aveva una Fiat Uno scalcagnata, comprata al mercato dell'usato.
lunedì 10 novembre 2014
CIO' CHE INFERNO NON E': PADRE PUGLISI RITRATTO DA D'AVENIA/ UN LIBRO STRAORDINARIO CON QUALCHE MA...
Lo scrittore Alessandro D'Avenia. Palermitano, vive e insegna a Milano |
di Francesco Deliziosi
E' molto contagioso, anche se è morto da tanti anni. No, non parliamo di un virus terribile ma di padre Pino Puglisi, parroco ucciso dalla mafia e martire dei nostri tempi. Una "vittima" illustre dell'epidemia si chiama Alessandro D'Avenia, scrittore di best seller da un milione di copie e tradotti all'estero, palermitano trapiantato a Milano (dove insegna). Colpito, con ogni probabilità, da ragazzo nei corridoi del liceo classico Vittorio Emanuele II dove il mite sacerdote, senza darlo a vedere, contagiava centinaia e centinaia di studenti. Con la forza dell'amore e del suo sorriso.
lunedì 22 settembre 2014
FATHER PINO PUGLISI, THE PRIEST KILLED BY THE MAFIA/FOR ENGLISH SPEAKING FRIENDS
lunedì 15 settembre 2014
RENZI: RICORDIAMO IL CORAGGIO DI PADRE PINO PUGLISI
LA MAFIA E' ANCORA FORTE SOPRATTUTTO AL NORD
Matteo Renzi oggi è stato in visita nella scuola di Brancaccio intitolata al parroco-martire e per la quale don Pino condusse una delle sue battaglie, sottolineando che "l'ignoranza conviene a chi vuole che l'illegalità continui". Anche il giorno dell'omicidio, il 15 settembre del 1993, il sacerdote era stato di mattina al Comune per sollecitare la creazione dell'istituto scolastico (all'epoca il quartiere ne era totalmente sprovvisto).
Il premier Renzi ha incontrato i ragazzi della scuola, consegnando le borse di studio, e ha detto:
:"Ricordiamo l'esempio di Padre Puglisi, la forza delle sue parole e del suo coraggio, quel suo ‘se ognuno fa qualcosa’, quella testimonianza giunta dalle istituzioni e dalla chiesa, con papa Giovanni Paolo II ad Agrigento, quella partita che sembrava persa e fu rimessa in campo. Grazie alla passione di uomini e donne che restituirono all’Italia la speranza. Lo Stato deve difendere le persone più brave che ha, ma se siamo qui oggi è perché quel seme ha dato il suo frutto. Brancaccio è la capitale d'Italia...La mafia è ancora forte non solo a Palermo anzi soprattutto al Nord per le sue connessioni economiche. Ma noi siamo qui per farle abbassare la testa. Combatteremo la mafia ogni giorno, cominciando proprio dalle scuole". Nella foto padre Puglisi gioca con i suoi ragazzi
domenica 31 agosto 2014
UN BLOG PER RICORDARE E FAR CONOSCERE PADRE PUGLISI
Ma chi era davvero padre Pino Puglisi, il parroco di Brancaccio ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993? Un uomo dalla fede incrollabile e un maestro di spiritualità, un educatore dei giovani e un punto di riferimento per le famiglie. Ma anche un prete di frontiera che, per non tradire la fedeltà al Vangelo, seppe portare avanti le sue scelte in un territorio dominato dalla mafia. Fino all’estremo sacrificio. Il 25 maggio del 2013 la Chiesa lo ha riconosciuto come martire e proclamato beato.
sabato 30 agosto 2014
PADRE PUGLISI, IL SUO METODO, LA PARROCCHIA E I GIOVANI/3
Freud e Fromm ma anche Sartre e Maritain: Padre Pino metteva al servizio della sua sensibilità le più acute riflessioni dell'esistenzialismo e i più moderni metodi della psicanalisi, della logoterapia e della terapia di gruppo (tra i suoi autori preferiti anche l'americano Karl Rogers).
Strumenti che utilizzava tacitamente, senza vanterie, per affinare le notevoli qualità innate grazie alle quali entrava facilmente e profondamente in contatto con l'Altro (quella che Rogers nei suoi scritti chiama empatia).
Oltre ai suoi volumi testimonianze preziose sono le decine di cassette con le registrazioni di suoi discorsi o omelie, che al Centro diocesano vocazioni stanno ora costituendo un archivio organico.
Da questo materiale sono tratte le citazioni utilizzate per queste pagine.
Lungo tutta la sua vita don Puglisi ha saputo tessere rapporti personali fortissimi, a prescindere dall'estrazione sociale, dal titolo di studio dell'interlocutore.
La prima fase era l'ascolto.
Senza parlare mai di religione o di Dio, nel delicato momento dell'approccio non dava consigli immediati, ricette magiche.
Sapeva che per usare le parole giuste, soprattutto con gli ultimi, con i deboli, bisogna prima dividere a lungo il pane e il vino con loro.
In un mondo che corre, dove ognuno è in fondo perso dentro ai fatti suoi, le grandi orecchie di don Pino erano un approdo sicuro.
Il percorso dell'ascolto era lungo, tortuoso, poteva anche durare anni, poteva anche non sboccare da nessuna parte. Padre Puglisi sapeva ascoltare, rispettava i tempi di tutti, invitava a scandagliare il proprio animo, per misurare le energie prima di scegliere un traguardo.
Sul suo stile ha scritto parole illuminanti padre Agostino Ziino - un palermitano entrato a far parte della comunità monastica in Toscana di don Divo Barsotti - in un discorso di commemorazione nel primo anniversario della morte:
"Non era un grande oratore ma un prete la cui parola, proposta in quel modo tutto suo - con pacatezza, lentezza di espressione, che non era né impaccio né imbarazzo - rivelava la volontà di comunicare idee non tirate fuori frettolosamente e superficialmente, bensì meditate e ben mirate; non era neppure un uomo dalle manifestazioni e dalle espressioni vistose, eppure, essenziale com'era nel vivere l'amicizia come dono di sè agli altri, te lo ritrovavi vicino nei momenti in cui era bello o utile condividere con lui una gioia o un dolore.
Lì dove lo incontravi, seppur immerso in attività pastorali di gruppo o in dialoghi personali o nella preparazione di incontri di catechesi o di preghiera, ti accoglieva sempre come tu fossi stato per lui un dono di Dio.
E mai ti liquidava frettolosamente, proprio come se fosse lui a ricevere qualcosa da te, da te che andavi a lui soltanto per un breve saluto.
Il tempo nelle sue mani si dilatava; ma sarebbe meglio dire non nelle sue mani ma nel suo cuore, perché solo l'Amore riesce a dilatare gli spazi interiori del cuore perché si sappia sempre accogliere gli altri come sapeva fare lui.
Ovunque fosse e in ogni momento della giornata - oserei dire proprio notte e giorno - ti offriva quel suo sorriso accogliente e rassicurante, che era già in sé messaggio evangelico di una beatitudine vissuta.
Il segreto di questo suo stile di donarsi agli altri non poteva che essere una Carità scelta e assunta come atteggiamento costante, a cui mantenersi fedele, e che rendeva tutto in lui profondo e semplice, propriamente evangelico".
Quando scoccava una scintilla nell'animo del giovane che don Pino stava seguendo, alla fase dell'ascolto subentrava quella della vita comunitaria, dell'apertura del dialogo con gli Altri.
Esempi preziosi di questo lavoro, che riprendeva molte delle tecniche psicologiche della terapia di gruppo, sono i campi vocazionali che padre Puglisi organizzò lungo tutti gli anni Ottanta, prima di diventare parroco a Brancaccio.
In un'atmosfera di piena libertà, senza l'obbligo di indossare "maschere" per mostrarsi agli altri, i giovani che partecipavano ai campi erano condotti a scoprire i valori dell'amicizia, della solidarietà, della fraternità, del servizio, in una parola del "vivere insieme" nel senso cristiano.
A chi, dopo aver compiuto questo cammino, chiedeva di avanzare ancora di un passo, padre Pino offriva di slanciarsi nella scelta di Dio: ognuno di noi - diceva spesso don Puglisi - sente dentro di sè un'inclinazione particolare, un carisma.
Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile.
Questa "chiamata" è il segno dello Spirito Santo in noi.
Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita.
LA PASTORALE VOCAZIONALE
"Sì, ma verso dove?", era uno degli slogan preferiti da padre Pino:verso dove vogliamo che vada la nostra vita? In sintonia con la teologia post-conciliare, don Puglisi applicò, nel suo rapporto con i giovani, il concetto di "vocazione" nel senso più esteso: dalla vocazione esclusivamente sacerdotale si passò alla riflessione esistenziale sulla "chiamata" che ogni uomo sente dentro di sè e che deve saper interpretare per venire incontro allo Spirito. Un invito alla meditazione che è servito da guida alle migliaia di adolescenti che padre Pino è riuscito ad avvicinare a Cristo. "Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione - ha detto padre Pino - il nostro progetto d'amore. Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta. Dobbiamo avere umiltà, coscienza di avere accolto l'invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito e poter dire: sì, ho fatto del mio meglio. Venti, sessanta, cento anni...la vita. A che serve se sbagliamo direzione? Ciò che importa è incontrare Cristo, vivere come lui, annunciare il suo amore che salva. Portare speranza e non dimenticare che tutti, ciascuno al proprio posto, anche pagando di persona, siamo i costruttori di un mondo nuovo". |
(3-continua)
PADRE PUGLISI, IL SUO METODO, LA PARROCCHIA E I GIOVANI/2
3P E LA CHIESA
Don Puglisi ha vissuto profondamente incastonato nella "sua" Chiesa, ne ha condiviso gioie e tensioni, ne ha saputo precorrere gli slanci come un pioniere, un pesce pilota.
E ha sempre rifiutato la logica della "carriera" negli incarichi diocesani. Quando qualcuno lo chiamava "monsignore", rispondeva "monsignore lo dici a tuo padre". Figlio di un calzolaio e di una sarta, ordinato nel luglio '60 è arrivato a Brancaccio nell'ottobre del '90, con alla spalle quindi trent'anni di sacerdozio e una serie di esperienze diversissime ma tutte all'insegna del dialogo. Negli anni Sessanta e Settanta, durante le contestazioni, Padre Pino parlava con i giovani che si professavano comunisti seduto al tavolo di una taverna quando in Italia erano feroci le contrapposizioni tra destra e sinistra. Impartiva catechesi ma anche educazione sessuale a ragazzi e ragazze insieme quando persino l'Azione cattolica proibiva certi "contatti". Fu parroco in diverse periferie della città ma sempre spinse la sua Chiesa in strada. E cominciò a interrogarsi sul senso della vita dell'uomo quando il Concilio Vaticano II e le sue riflessioni esistenziali erano di là da venire. E ancora: precorse la rivoluzione dell'ecumenismo, dialogando con i protestanti a Godrano, un paese del Palermitano in cui fu parroco negli anni Settanta. Per tutta la vita la sua attenzione, con serenità e pazienza, fu dedicata all'evangelizzazione, ai poveri, agli umili, alle persone senza voce e forse senza neanche speranza. Si fece occhio per il cieco, piede per lo zoppo, si è fatto "tutto per tutti", per citare una delle riflessioni della Lettera ai Corinzi che gli era cara. La gioia e l'allegria di don Pino erano contagiose come il suo senso della comunità cattolica. Fu responsabile per Palermo e poi per l'intera regione dei Centri Vocazionali e nei campi-scuola organizzati nell'ambito delle attività di queste strutture i sacerdoti diocesani e i religiosi riuscivano a stare fianco a fianco. Gesuiti, francescani, passionisti...tutti - al di là delle esperienze precedenti e della diversa formazione - si ritrovavano nelle sue iniziative in una piena familiarità che purtroppo ancora oggi è difficile creare all'interno della Chiesa, spesso così tanto divisa nei rapporti tra i vari Ordini e le parrocchie. Padre Puglisi amava la sua Chiesa, come una madre. E infatti spiegava, con una battuta: "Noi possiamo, dobbiamo criticare la Chiesa quando sentiamo che non risponde alle nostre aspettative, perché è giusto cercare di migliorarla. Ma va sempre criticata come una madre, non come una suocera!". |
PADRE PUGLISI, IL SUO METODO, LA PARROCCHIA E I GIOVANI/1
In questa parte del Blog troverete articoli utili in particolare per gli studenti che vogliono approfondire il suo metodo, o per chi voglia analizzare il suo approccio pedagogico. Ma anche la sua attività di "prete di frontiera" alle prese con la criminalità organizzata, come può accadere in tante regioni italiane (e non solo del Sud). E tutto questo senza dimenticare che il motore della sua azione era la fede cristiana.
Padre Pino si sentiva nell'intimo della propria fibra spirituale di sacerdote persona "consacrata", sacramentalmente configurata a Cristo pastore della Chiesa.
E dall'amore di Dio promanava l'ansia di verità e di giustizia sociale che lo ha reso insopportabile agli occhi dei boss mafiosi a Palermo, così come - lo leggiamo nel Libro della Sapienza - l'azione del giusto è un peso insostenibile per lo sguardo del peccatore. "3P", come amava farsi chiamare, ha saputo costruirsi questa valenza profetica attraverso pilastri senza tempo: questi sono la Fede viva e coltivata nella meditazione della Parola e nell'aggiornamento teologico, la preghiera personale e liturgica, la quotidiana celebrazione dell'Eucarestia, la frequenza del sacramento della Penitenza.
Tutto ciò nella dimensione di una vita poverissima: "La benzina è il mio pane", ci diceva. Il pane poteva mancare alla sua umile mensa, ma non il carburante per l'utilitaria, in modo da essere sempre pronto ad accorrere dove una telefonata o un presentimento rendeva necessaria la sua parola.
In questi articoli cercherò di rievocare chi era padre Pino, analizzando in particolar modo il suo metodo pedagogico, che ho potuto sperimentare in prima persona.
Al liceo Vittorio Emanuele II "3P" è stato l'insegnante di religione mio e della compagna di classe che ora è mia moglie. Ci ha accompagnato nel nostro cammino di fede e ha benedetto il nostro matrimonio. Quando è diventato parroco di Brancaccio, nell'ottobre del '90, l'abbiamo raggiunto e ci siamo impegnati con lui nel quartiere. Dalle vicende biografiche passerò al metodo e infine tenterò di delineare cosa stava facendo padre Puglisi a Brancaccio e il movente dell'omicidio.
fdeliziosi@gds.it