Un'altra esplicita presa di posizione del Vaticano su mafia e corruzione, due mali che sembrano dilagare in Italia. E' allo studio una norma che possa permettere di estendere ai condannati per corruzione la scomunica che già ha colpito i mafiosi e che è stata ribadita da Papa Francesco durante il viaggio in Calabria nel 2014. Un passo avanti verso questo obiettivo arriva da un documento approvato dalla Consulta per la Giustizia del Vaticano. Dopo il "Dibattito sulla corruzione" svoltosi in Vaticano il 15 giugno scorso, da cui «è emersa la volontà di fare fronte comune contro le diverse forme di corruzione, crimine organizzato e mafia», appunto la Consulta sulla giustizia del Dicastero vaticano per lo Sviluppo umano integrale costituirà «una rete a livello internazionale». «La Chiesa nel mondo è già una rete e per questo può e deve mettersi a servizio di tale intenzione con coraggio, decisione, trasparenza, spirito di collaborazione e creatività», si legge nel documento finale del summit.
Il documento, che è stato anticipato dall'agenzia Ansa, prende le mosse dal «No alla corruzione» che Papa Francesco ha affidato alla sua Rete mondiale di preghiera per il febbraio 2018, nel ricordo dell'omicidio del Beato Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire, «perchè coloro che hanno un potere materiale, politico o spirituale non si lascino dominare dalla corruzione». «La Consulta internazionale sulla giustizia del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale - viene spiegato - orienterà quindi, a partire da settembre, le proprie iniziative guardando a tale impegno del prossimo anno».
«La corruzione, prima di essere un atto è una condizione: di
qui, la necessità della cultura, dell'educazione, dell'istruzione, dell'azione istituzionale, della partecipazione della cittadinanza», si afferma. La Consulta «non si ridurrà a pie esortazioni, perchè occorrono gesti concreti. L'impegno educativo esige, infatti, maestri credibili, anche nella Chiesa».
Secondo la Consulta, che riprende i contenuti del Dibattito
internazionale del 15 giugno svoltosi alla Casina Pio IV con
numerosi esperti internazionali, «non è credibile chi cerca
alleanze per privilegi, esenzioni, vie preferenziali o anche
illecite. Noi tutti diverremo irrilevanti, dannosi e pericolosi
se agiremo in questo modo. Non è credibile chi approfitta della
sua posizione per raccomandare persone spesso non
raccomandabili, sia sul piano del valore, sia sul piano
dell'onestà». Così, «l'azione della Consulta sarà educativa e
istruttiva, e si rivolgerà all'opinione pubblica e a molteplici
istituzioni per generare una mentalità di libertà e giustizia,
in vista del bene comune». E questo «soprattutto lì dove, nel
mondo, la corruzione è essa stessa sistema sociale dominante».